
Un applauso, poi il pugno chiuso verso l’alto. Così Ilaria Salis ha accolto a Strasburgo la notizia che l’Europarlamento ha confermato la sua immunità, con uno scarto di appena un voto. Un verdetto arrivato dopo settimane di tensione politica e diplomatica, e che per l’eurodeputata di Alleanza Verdi Sinistra segna la fine dell’incubo di un possibile ritorno nelle carceri ungheresi. «Ero incredula – racconta –. Ho avuto paura di tornare da Orbán. Ora mi sento davvero libera».
La plenaria del 7 ottobre ha ribaltato la richiesta di revoca dell’immunità avanzata da Budapest, accogliendo le conclusioni della Commissione Affari Giuridici, che aveva ravvisato il fumus persecutionis, ovvero il sospetto che il procedimento contro Salis fosse motivato da ragioni politiche. «È una vittoria dell’Europa antifascista», ha commentato l’eurodeputata, che su Instagram ha scritto: «Siamo tutti antifascisti».
Salis, che aveva con sé “dei pezzetti di ferro per scaramanzia”, ha raccontato di aver vissuto ore di grande tensione: «Avevo il terrore di tornare in Ungheria, sarebbe ricominciata la persecuzione. Ora chiedo solo un processo equo, ma in Italia».
Il voto segreto chiesto dai socialisti potrebbe averle salvato la posizione. Alcuni deputati del centrodestra avrebbero infatti votato a suo favore, provocando la reazione furiosa di Matteo Salvini, che ha parlato di “traditori”. Ma Salis replica: «I veri traditori sono quelli che consegnerebbero una cittadina italiana a un regime autoritario».
Ora, archiviata la paura, l’eurodeputata pensa al futuro: «La detenzione mi ha cambiata. Sono diventata più forte. Quando vedi calpestati i diritti umani, non puoi voltarti dall’altra parte». E per questa sera, promette, una festa con i collaboratori e gli amici a Strasburgo: «Offro io. È il giorno in cui mi sento davvero libera».