
Ancora una sconfitta pesante per il cosiddetto campo largo. Questa volta è la Calabria a confermare l’emorragia di consensi per l’area progressista, che subisce un’altra dura battuta d’arresto. Un risultato che travolge non solo il candidato locale Pasquale Tridico, ma che si abbatte con forza anche su Elly Schlein e Giuseppe Conte, le due figure principali che, almeno sulla carta, dovrebbero rappresentare l’anima del fronte progressista.
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Il voto calabrese, che arriva dopo una lunga serie di sconfitte nei territori, è più di una semplice battuta d’arresto: è il sintomo evidente di un progetto politico che, al momento, non esiste come proposta unitaria. E proprio su questo punto si è concentrata l’analisi del direttore del TgLa7, Enrico Mentana, nel corso dello speciale elettorale andato in onda dopo lo scrutinio.
L’analisi di Mentana: “Manca un leader credibile”
Nel suo intervento, Mentana ha puntato il dito contro l’assenza di una figura riconoscibile alla guida del campo largo. «Chi è il leader del campo largo? Chi è il candidato premier?», ha chiesto provocatoriamente, sottolineando come il centrodestra, al contrario, abbia sempre avuto una guida chiara.
Dall’epoca di Silvio Berlusconi, fino alla transizione interna che ha portato al temporaneo dominio di Matteo Salvini, e infine alla leadership consolidata di Giorgia Meloni, la destra italiana ha mantenuto un elemento fondamentale: la centralità del comando. Questo, secondo Mentana, è stato determinante nel generare fiducia e riconoscibilità politica tra gli elettori.
La sinistra, invece, pare muoversi in una forma indefinita, «una sorta di collettivo che riecheggia fasi della sinistra studentesca», ha affermato il giornalista. Un richiamo che sembra evocare un passato nostalgico ma inefficace, soprattutto in un contesto elettorale dove la chiarezza del progetto e la forza del leader risultano determinanti.

Un progetto senza struttura
La disfatta calabrese non è un episodio isolato, ma si inserisce in una dinamica di sconfitte seriali per l’alleanza Schlein-Conte. Al di là delle divergenze strategiche tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, a mancare è una visione politica coerente, unita a un messaggio chiaro che parli all’elettorato in modo diretto.
Non si tratta solo di numeri, ma di percezione pubblica: mentre la destra comunica con forza, compattezza e obiettivi concreti, il campo progressista appare spesso incerto, diviso e incapace di reagire. Un vuoto di leadership che si traduce, inevitabilmente, in sconfitta elettorale.
Il peso dell’identità politica
Il concetto stesso di campo largo sembra oggi vacillare. Da possibile laboratorio politico a etichetta vuota, incapace di concretizzarsi in un’offerta riconoscibile. Il fallimento in Calabria, che arriva dopo analoghi scivoloni in altre regioni, mette in luce l’urgenza di un cambio di passo, non solo strategico ma anche culturale.
La politica dei collettivi e delle convergenze temporanee mostra tutti i suoi limiti. Senza un leader credibile e un messaggio forte, resta solo un contenitore che non convince né entusiasma. Una formula che, elezione dopo elezione, si dimostra inefficace, confermando quella che Mentana ha definito una sconfitta perpetua e perenne.