
In seguito all’esito della votazione del Parlamento Europeo sulla richiesta di revoca dell’immunità parlamentare per l’eurodeputata di Alleanza Verdi-Sinistra (AVS) Ilaria Salis, la quale è stata respinta per un solo voto, è scoppiata una polemica interna alla maggioranza di Governo italiana. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha espresso pubblicamente su X (ex Twitter) la sua forte indignazione per il risultato, affermando che “col trucchetto del voto segreto, richiesto dai gruppi di sinistra, anche qualcuno che si dice di ‘centrodestra’ ha votato per salvare la signora Salis dal processo“.
Un’accusa che, seppur velata, ha immediatamente messo in tensione i rapporti tra i partiti della coalizione di Centrodestra, puntando il dito in particolar modo verso gli esponenti del Partito Popolare Europeo (PPE), gruppo in cui è inquadrata anche Forza Italia.
La replica ferma di Tajani e Forza Italia
Il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, ha risposto in maniera ferma e decisa alle insinuazioni del suo alleato di Governo, respingendo categoricamente qualsiasi accusa di slealtà o “giochi strani”. Intervenendo a margine di un convegno alla Camera, Tajani ha voluto chiarire la posizione del suo partito e, in senso più ampio, del gruppo del PPE. “Le calunnie non le accettiamo, gli insulti non li accettiamo“, ha esordito il leader azzurro, sottolineando l’assoluta lealtà e coerenza di Forza Italia. Ha poi proseguito affermando che nella sua compagine non c’è “nessuno che tradisce, nessuno che fa giochi strani”, riaffermando l’impegno di Forza Italia nell’ambito della coalizione di Centrodestra in Italia e a livello europeo.
Tajani ha ricordato che la linea di voto ufficiale del gruppo era stata espressa, ma in un consesso vasto come il Parlamento Europeo, composto da oltre settecento parlamentari, e in presenza di uno scrutinio segreto, è obiettivamente impossibile controllare la singola espressione di voto di ogni deputato. Il riferimento al voto segreto è cruciale, in quanto questa modalità ha di fatto permesso ai cosiddetti “franchi tiratori” di esprimersi in difformità dalle direttive di gruppo, come già accaduto in precedenza durante la votazione in Commissione Affari Giuridici (JURI), dove il voto in favore del mantenimento dell’immunità per Salis era prevalso di misura, 13 a 12, proprio grazie a una spaccatura interna al PPE.
Il contesto della votazione e le divisioni interne al PPE
La vicenda di Ilaria Salis, eurodeputata italiana di AVS accusata di aggressione a militanti neonazisti in Ungheria prima della sua elezione, ha rappresentato un caso politico e giudiziario estremamente delicato a livello europeo. La richiesta di revoca dell’immunità era stata avanzata dalle autorità ungheresi, inquadrandosi in un più ampio dibattito sullo Stato di Diritto in Ungheria, guidata dal premier Viktor Orbán. Non a caso, il relatore della Commissione JURI aveva raccomandato di non revocare l’immunità, paventando l’esistenza di un “fumus persecutionis“, ovvero il sospetto che l’azione giudiziaria mirasse a colpire l’attività politica della deputata. Il voto finale in seduta plenaria è risultato estremamente serrato (306 favorevoli al mantenimento dell’immunità, 305 contrari e 17 astenuti), confermando l’immunità per un margine minimo.
Questa spaccatura, come suggerito dal post di Salvini e dalle analisi successive al voto, ha visto un ruolo non secondario del Partito Popolare Europeo. Nonostante l’indicazione ufficiale del PPE fosse in senso contrario, ovvero a favore della revoca dell’immunità, diversi eurodeputati popolari, inclusi alcuni di Forza Italia, potrebbero aver optato per una scelta diversa, dettata da una sensibilità garantista o dalla volontà di marcare una distanza dalla linea ungherese di Orbán, tradizionalmente vicina ai Popolari ma sempre più critica a Bruxelles.
Le implicazioni politiche nel centrodestra italiano
Il botta e risposta tra Matteo Salvini e Antonio Tajani non è una semplice schermaglia dialettica, ma evidenzia le tensioni latenti all’interno della maggioranza di Governo italiana e tra i gruppi politici europei. L’accusa mossa da Salvini, pur non menzionando esplicitamente Forza Italia, è stata chiaramente percepita come un affondo diretto, alimentando le frizioni tra i due partiti in un periodo già complesso. Per la Lega, e in particolare per i gruppi politici di destra ed estrema destra a livello europeo, il voto è stato interpretato come un tradimento del principio di non interferenza con i processi giudiziari (nonostante le accuse di strumentalizzazione da parte dell’Ungheria), e un fallimento della linea politica comune che avrebbe voluto veder Salis privata dell’immunità.
Per Forza Italia, al contrario, la replica di Tajani mira a difendere l’autonomia decisionale dei propri europarlamentari e la lealtà di coalizione a Roma, mettendo in luce l’impossibilità di un controllo assoluto in un voto segreto e la complessità delle dinamiche europee. Il nodo centrale rimane la difficile convivenza tra le diverse anime del Centrodestra, in cui gli equilibri interni, specialmente quelli tra i Popolari e le destre nazional-conservatrici, sono sempre più soggetti a scosse provocate dalle questioni etiche e legali a livello sovranazionale.