
L’indagine sul mistero di Unabomber sembra avviarsi a una conclusione senza soluzione. Dopo due anni e mezzo di nuovi accertamenti, la perizia sui reperti legati agli attentati che terrorizzarono il Nordest d’Italia tra gli anni ’90 e i primi 2000 non ha fornito alcun elemento utile per risalire all’identità dell’attentatore. Gli esami del DNA, condotti sui materiali conservati a Trieste, non hanno evidenziato nessuna corrispondenza con il profilo genetico delle undici persone indagate finora. Il mistero dell’Unabomber italiano, dunque, sembra destinato a rimanere irrisolto.
Nessuna traccia genetica utile
Gli accertamenti erano stati disposti nel gennaio 2023, a seguito di un esposto presentato due mesi prima alla Procura di Trieste, che chiedeva di sottoporre a verifica 27 reperti sequestrati negli anni e custoditi negli archivi giudiziari. Da questi oggetti — legati agli oltre trenta attentati compiuti tra il 1994 e il 2006 in Veneto e Friuli Venezia Giulia — erano stati estratti 68 campioni genetici per nuove analisi.
Le aspettative erano alte, sia da parte delle vittime degli ordigni, sia dello stesso Elvio Zornitta, l’ingegnere che per anni fu considerato il principale sospettato e che venne poi assolto con formula piena. Ma gli esami non hanno dato i risultati sperati: tra i reperti, che includevano capelli e peli non analizzati all’epoca, non è emersa alcuna corrispondenza con i profili dei soggetti indagati, dieci dei quali erano già stati coinvolti nelle precedenti inchieste poi archiviate.

“Potrebbe essere morto”, ipotizza Zornitta
La perizia, definita “corposissima” dagli inquirenti e alla quale hanno partecipato i consulenti tecnici di accusa e difesa, sarà resa pubblica nei prossimi giorni. Tuttavia, le anticipazioni parlano chiaro: nessuna svolta, nessun nome nuovo. Le tracce genetiche individuate appartengono a soggetti sconosciuti, diversi sia dagli indagati sia da altre dieci persone già identificate in passato.
Un risultato che sembra rafforzare la convinzione di Elvio Zornitta, che in un’intervista recente ha dichiarato: “L’ho già detto e lo ripeto. Potrebbe essere morto. Non ho altre spiegazioni. Se fosse stato il pazzo che gli esperti descrivono, non si sarebbe fermato improvvisamente. Sembrava avere un preciso piano in mente, salvo sparire per sempre.”
Il suo avvocato ha espresso frustrazione per la lunga attesa: “È un anno e mezzo che conosco la situazione di Zornitta. Il mio assistito non ne può più dopo aver aspettato due anni per una perizia che si sapeva non avrebbe portato da nessuna parte. Distruggere la vita delle persone non è accettabile.”
Così, a quasi trent’anni dal primo attentato, il caso Unabomber resta uno dei più oscuri enigmi irrisolti della cronaca italiana.