
Ci sono luoghi che dovrebbero rappresentare il rifugio più sicuro, dove ogni gesto è cura, ogni parola è conforto, ogni mano è protezione. Luoghi dove i bambini iniziano a esplorare il mondo, tra giochi, parole nuove e carezze. Dove, con lo sguardo ancora incerto e il passo traballante, cercano negli adulti un punto fermo. Dove la fiducia è totale, perché quel piccolo mondo è la prima casa dopo casa.
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Ma cosa accade quando quel rifugio si trasforma in un luogo di paura? Quando chi dovrebbe accogliere si trasforma in presenza ostile, e chi dovrebbe educare finisce per ferire? Le conseguenze non sono solo immediate, ma segnano profondamente lo sviluppo, la fiducia e il benessere emotivo di bambini che non hanno nemmeno ancora imparato a parlare, ma sanno già cosa significhi aver paura.
Il caso scoppiato in un asilo nido di Potenza
È in questo contesto drammatico che si inserisce la vicenda che ha coinvolto tre educatrici dell’asilo nido Melograno, situato nel cuore di Potenza, oggi finite al centro di una inchiesta giudiziaria per maltrattamenti sistematici su 36 bambini con meno di tre anni. Le donne sono state sospese dall’esercizio della professione per dodici mesi, con un provvedimento emesso dal gip del tribunale di Potenza ed eseguito dai Carabinieri, dopo mesi di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica.
La svolta è arrivata grazie all’installazione di telecamere all’interno della struttura, da parte degli inquirenti. I filmati raccolti hanno documentato una realtà inquietante, in totale contrasto con i principi educativi: schiaffi, forti scossoni, urla, strattoni. Una routine fatta di gesti aggressivi, incompatibili con il ruolo educativo e con la tutela dell’infanzia, aggravata dall’età delle piccole vittime, tutte sotto i tre anni.

La ricostruzione degli inquirenti
Secondo quanto riportato nella nota diffusa dalla Procura, le indagini hanno permesso di documentare “atteggiamenti provocatori e violenti nei confronti degli infanti a loro affidati”. I comportamenti contestati non sarebbero episodi isolati, ma parte di una condotta abituale, reiterata nel tempo e ai danni di numerosi bambini.
I Carabinieri, attraverso l’analisi delle immagini e l’incrocio con le testimonianze raccolte, hanno evidenziato un clima intimidatorio all’interno della struttura, dove i minori erano soggetti a condotte vessatorie, in netta contraddizione con il contesto di cura e protezione atteso in un asilo nido.
Una comunità scossa e indignata
La notizia ha suscitato forte indignazione tra le famiglie della città, dove l’asilo Melograno era da tempo frequentato da numerosi bambini del quartiere. Molti genitori hanno raccontato di comportamenti anomali nei propri figli: insonnia, crisi di pianto, rifiuto di tornare a scuola. Inizialmente interpretati come reazioni normali alla separazione dai genitori, quei segnali ora assumono un significato ben diverso.
L’inchiesta ha anche riacceso il dibattito sulla necessità di maggiore vigilanza nelle strutture per l’infanzia e sull’opportunità di installare sistemi di videosorveglianza permanenti negli spazi comuni degli asili nido e delle scuole materne, proprio per prevenire situazioni simili.

L’interdizione per le tre educatrici
Le tre donne coinvolte restano formalmente indagate, e dovranno rispondere del reato di maltrattamenti aggravati su minori. La sospensione per un anno dall’esercizio della professione rappresenta una misura cautelare, disposta per impedire il rischio di reiterazione delle condotte, e sottolinea la gravità degli indizi raccolti.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, le educatrici avrebbero approfittato della vulnerabilità dei bambini e dell’assenza di testimoni adulti per compiere i loro gesti, convinte forse che il silenzio dei piccoli li avrebbe protetti. Ma le indagini e la tecnologia hanno raccontato un’altra verità.
Un segnale forte sulla tutela dell’infanzia
Il caso dell’asilo nido Melograno di Potenza rappresenta un duro colpo per la fiducia nelle istituzioni educative, ma al tempo stesso offre un segnale importante: i bambini, anche se incapaci di denunciare, non sono invisibili. La legge, le famiglie e la società hanno il compito di proteggere i più piccoli anche nei contesti dove il controllo esterno sembra assente.
Le indagini proseguono per verificare se vi siano state omissioni da parte della direzione della struttura o eventuali altri episodi precedenti non denunciati. Intanto, la comunità di Potenza resta scossa, con un’unica certezza: la violenza sui bambini non è mai tollerabile, e ogni forma di abuso deve essere individuata, fermata e punita con fermezza.