
Scoppia la bufera attorno alle parole dell’avvocato Massimo Lovati, che nel podcast Falsissimo di Fabrizio Corona ha espresso frasi ritenute da molti offensive e inaccettabili. Le sue dichiarazioni, legate al caso Yara Gambirasio, hanno riacceso il dolore e l’indignazione pubblica, spingendo volti noti del mondo dell’informazione a prendere posizione.
Tra i più duri, il conduttore di Rai 2 Milo Infante, che nella puntata di Ore 14 ha scelto di esprimere apertamente il proprio sdegno. Le sue parole, pronunciate in diretta, hanno colpito per fermezza e chiarezza, riflettendo il disagio di molti telespettatori davanti all’ennesimo scivolone mediatico.
Milo Infante prende posizione in diretta
Durante la trasmissione, il giornalista non ha usato mezzi termini: “Sono state dette delle parole orribili – ha detto – mi perdoneranno i telespettatori di Ore 14 ma qui non le faremo ascoltare”. Infante ha spiegato che la redazione ha deciso di non mandare in onda l’audio “per rispetto delle famiglie delle vittime, di tutte le famiglie”.
Poi l’affondo che è diventato virale: “Sono parole orribili, giustificabili solo se una persona mentre le sta dicendo è ubriaca fradicia. Diversamente dovrebbe essere allontanato, radiato, sospeso da qualsiasi albo”.

Reazioni in studio e sui social
Accanto a lui, la conduttrice Monica Leofreddi ha condiviso lo stesso sdegno: “Io sono inorridita e non riesco a immaginare quello che hanno provato i familiari di Yara sentendo queste parole. Inoltre dico che Lovati ha dichiarato che sapeva di essere ripreso. Può un avvocato operare in questo stato?”.
Un pensiero che Infante ha subito appoggiato: “C’è un livello che non può essere superato. Non fa parte della nostra natura, noi non superiamo questo limite”. In rete, intanto, le reazioni non si sono fatte attendere, tra tweet indignati e commenti che chiedono sanzioni per l’avvocato.

Un caso che scuote anche il mondo legale
La polemica è arrivata fino agli ambienti giudiziari. L’avvocato Claudio Salvagni, difensore di Massimo Bossetti, ha condannato con fermezza le parole di Lovati, definendole “irrispettose” non solo verso la memoria di Yara e la sua famiglia, ma anche nei confronti del suo assistito. Secondo Salvagni, Lovati avrebbe parlato “senza conoscere gli atti processuali, trasformando la giustizia in un palcoscenico per la propria visibilità”.
Un commento che chiude, almeno per ora, un capitolo amaro di una vicenda che continua a dividere e a ferire. Le parole, ancora una volta, dimostrano di avere un peso enorme — soprattutto quando toccano storie che hanno segnato il Paese.
