
Potrebbe esserci un nuovo capitolo nel caso giudiziario che ha sconvolto Palermo e l’Italia intera. Gli avvocati dei sette giovani condannati per la violenza sessuale di gruppo ai danni di Asia Vitale stanno infatti preparando un’istanza per la riapertura del processo, forti di quella che definiscono una «prova determinante per riscrivere l’intera storia».
Il nuovo elemento sarebbe un fuorionda registrato durante una puntata dello Sperone Podcast, condotto da Gioacchino Gargano, alla quale la giovane ha partecipato poche settimane fa. Nell’audio, secondo la difesa, Asia Vitale racconterebbe una versione diversa dei fatti avvenuti la notte tra il 6 e il 7 luglio 2023, quando – secondo le sentenze – venne aggredita da un gruppo di ragazzi in un garage del quartiere Sperone. L’audio, ora sotto esame di un perito tecnico, dovrà essere autenticato per escludere tagli o manipolazioni. Solo allora, spiegano i legali, verrà depositato in procura come base per chiedere la revisione del processo.
Il pool di avvocati, composto da Leonarda Lo Presti, Carmelo Adamo, Alessandro Martorana, Giuseppe Farina, Giorgio Zanasi, Claudio Congedo e Simona Ciancitto, punta a sostenere la tesi secondo cui la giovane fosse «consenziente». Una ricostruzione già sostenuta dagli imputati in aula ma rigettata dai giudici, che nelle motivazioni delle condanne – comprese tra 4 e 8 anni di carcere – hanno parlato di «esplicito dissenso» e di un’aggravante per aver agito «in più di cinque persone».
Asia Vitale, contattata da Repubblica, ha ribadito con fermezza la propria posizione: «L’unica verità è quella che ho affidato ai giudici». Sull’audio finito all’attenzione della difesa, la giovane ha dichiarato: «Non so nulla di questa storia. Quando emergerà ne parlerò con i miei legali».
Negli ultimi mesi, però, Asia aveva sorpreso l’opinione pubblica con parole che rivelavano una maturata riflessione personale: «Non ho nulla in contrario al loro rientro a casa, agli arresti domiciliari. Penso che possano trovare una redenzione, ma non dentro il carcere, dove le violenze sono all’ordine del giorno».
Attualmente, cinque dei condannati – Angelo Flores, Christian Maronia, Gabriele Di Trapani, Elio Arnao e Christian Barone – si trovano in carcere, mentre Samuele La Grassa è ai domiciliari e Riccardo Parrinello, minorenne all’epoca dei fatti, sta scontando la pena all’istituto penale minorile Malaspina.
Quelle di Asia, condivise anche sui social, restano parole piene di dolore ma anche di una sorprendente umanità: «Non li giustifico e non li perdono, ma perfino a me la mancanza di appoggio affettivo crea più problemi. Credo sia meglio che stiano con le loro famiglie».
Ora, la presunta nuova prova audio potrebbe riaprire un caso che sembrava chiuso, ma che continua a essere attraversato da ombre, contraddizioni e fragilità umane difficili da decifrare fino in fondo.