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Chi ha salvato Ilaria Salis? Incredibile, i “Patrioti” di Salvini: ecco come

Pubblicato: 08/10/2025 08:05

Un solo voto. Tanto è bastato per confermare l’immunità parlamentare a Ilaria Salis, l’eurodeputata finita sotto processo in Ungheria per le accuse di lesioni aggravate e partecipazione a un gruppo criminale. Il Parlamento europeo ha votato 306 sì contro 305 no, con 17 astenuti. Ma dietro quel numero, che ha scatenato un terremoto politico, si nasconde un dato clamoroso: a pesare non sono stati i presunti “traditori” del Ppe, come denunciato dalla Lega, ma proprio le assenze nel gruppo dei Patrioti per l’Europa, lo stesso in cui siede Matteo Salvini.

Le assenze che hanno cambiato il voto

Secondo i registri ufficiali del Parlamento europeo e diverse verifiche giornalistiche, nel gruppo dei Patrioti per l’Europa, di cui la Lega è parte integrante, si contano 15 assenti su 84 deputati. Una percentuale altissima, quasi il 18%, che diventa politicamente esplosiva se si considera l’esiguità del margine. Lo ha ricordato anche Flavio Tosi, eurodeputato di Forza Italia, sottolineando come “bastava un solo voto in più per ribaltare il risultato”.

Tra gli assenti figura anche Aldo Patriciello, eletto nella lista della Lega, che non ha partecipato alla seduta per motivi di salute. Tutti gli altri leghisti — da Silvia Sardone a Raffaele Stancanelli, da Paolo Borchia a Susanna Ceccardi — risultano invece presenti e votanti. Ma le assenze, spiegano fonti interne al Parlamento, non si limitano alla componente italiana: anche altri membri stranieri del gruppo dei Patrioti, la nuova formazione voluta da Salvini insieme a Marine Le Pen e Viktor Orbán, non hanno preso parte al voto.

Il paradosso è evidente: a salvare Ilaria Salis, icona dell’antifascismo militante e simbolo della sinistra radicale, sono stati — per mancanza — proprio i deputati del gruppo politico fondato dai sovranisti di Salvini, Le Pen e Orbán.

Tajani contrattacca e la frattura si allarga

La reazione del vicepresidente del Consiglio e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, è stata durissima. Dopo che la vicesegretaria leghista Silvia Sardone ha accusato “alcuni del centrodestra” di aver votato per salvare Salis, Tajani ha replicato: “Le calunnie non le accettiamo. Non ci sono traditori nel centrodestra. Noi c’eravamo e abbiamo votato compatti”.

Anche il vicesegretario di FI Stefano Benigni ha risposto alle accuse con toni aspri: “Chi parla di franchi tiratori dica nomi e cognomi, altrimenti smetta di starnazzare cose insensate”. In Forza Italia, insomma, si difendono rivendicando una presenza completa e un voto coerente, mentre nella Lega cresce l’imbarazzo per le assenze che rischiano di aver deciso il destino dell’eurodeputata italiana detenuta a Budapest fino a pochi mesi fa.

Lo scontro tra Lega e Forza Italia ha ormai superato i confini del Parlamento europeo. La tensione si riflette anche a Roma, dove il premier Giorgia Meloni ha cercato di tenere un profilo defilato, ma il caso rischia di compromettere la compattezza del centrodestra. Salvini parla di “trucchetti da voto segreto”, ma deve ora spiegare come mai il suo gruppo, quello dei Patrioti, sia stato quello con più defezioni.

Per il ministro delle Infrastrutture, che si appresta a un autunno complesso sul fronte della legge di bilancio e delle alleanze europee, il rischio è duplice: incrinare i rapporti con Tajani e Meloni e mostrare debolezza proprio nel campo dove voleva imporsi, quello del sovranismo europeo.

A Strasburgo, dunque, la “salvezza” di Ilaria Salis è arrivata non da chi l’ha difesa pubblicamente, ma da chi — per calcolo o distrazione — non ha votato. Le assenze nel gruppo Patrioti per l’Europa hanno trasformato un voto simbolico in un boomerang politico per la Lega. Un solo voto in più e oggi la narrazione sarebbe diversa. Invece, la storia si chiude con un’ironia amara: i Patrioti di Salvini hanno finito per proteggere proprio colei che considerano l’antitesi della loro battaglia politica.

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