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“Ha agevolato un pesante sfruttamento lavorativo”. Chiesto il commisariamento per Tod’s

Pubblicato: 08/10/2025 14:22

La Procura di Milano ha chiesto l’amministrazione giudiziaria per Tod’s Spa, il noto colosso del lusso guidato da Diego e Andrea Della Valle, con l’accusa di aver colposamente agevolato gravi forme di sfruttamento lavorativo nella propria filiera produttiva. La richiesta, firmata dal pm Paolo Storari, è contenuta in un ricorso alla Corte di Cassazione lungo 94 pagine.

L’iniziativa della procura nasce all’interno di un’indagine più ampia che coinvolge il sistema degli opifici cinesi attivi nel milanese, già più volte finiti nel mirino delle autorità per violazioni in materia di lavoro. Secondo l’accusa, Tod’s si sarebbe affidata a un’impresa appaltatrice, che a sua volta avrebbe subappaltato il lavoro a laboratori clandestini gestiti da imprenditori cinesi.

Il meccanismo, ben noto agli inquirenti, è lo stesso emerso in casi simili: il brand di lusso commissiona la produzione a terzi, che a loro volta si rivolgono a realtà in grado di abbattere drasticamente i costi. Come? Utilizzando manodopera irregolare, spesso clandestina, in condizioni ritenute al limite dello schiavismo.

Nel caso specifico di Tod’s, il fulcro dell’inchiesta è un capannone a Baranzate, dove il 15 ottobre 2024 i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro hanno effettuato un blitz. All’interno, hanno scoperto una situazione allarmante: assenza di visite mediche, mancanza di dispositivi di sicurezza, lavoratori irregolari e condizioni strutturali precarie.

Il dettaglio che ha aggravato la posizione della casa di moda è che l’intero laboratorio lavorava esclusivamente su capi a marchio Tod’s, rendendo difficile sostenere l’estraneità della maison. Da qui l’accusa di “agevolazione colposa” dello sfruttamento, pur senza un coinvolgimento diretto o volontario.

Jenny bought some boots at Tod’s.

La Procura di Milano ha ritenuto opportuno intervenire chiedendo la nomina di un amministratore giudiziario per l’azienda, come già accaduto in casi simili che hanno coinvolto altri brand del lusso, allo scopo di verificare e correggere eventuali falle nei controlli sulla filiera.

Il ricorso alla Cassazione arriva dopo che una prima richiesta era stata respinta dal Tribunale di Milano, che aveva ritenuto insufficienti gli elementi per applicare la misura prevista dall’articolo 34 del Codice antimafia, solitamente utilizzato in casi di infiltrazioni o gravi irregolarità nelle imprese.

Secondo il pm Storari, però, anche la mancata vigilanza sulla catena degli appalti costituisce un elemento grave, soprattutto in un settore come quello della moda di alta gamma, che basa il proprio valore sull’etica, oltre che sulla qualità del prodotto. L’azione giudiziaria punta a sollecitare le imprese del comparto a rafforzare i controlli e assumersi la piena responsabilità sociale della produzione.

Tod’s, da parte sua, non risulta indagata penalmente, e ha sempre rivendicato trasparenza nei rapporti con i fornitori. Ma l’accusa, ora al vaglio della Suprema Corte, mette comunque sotto pressione un marchio simbolo del Made in Italy, e potrebbe avere ripercussioni sull’intero comparto del lusso.

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