
KIEV — Se dovesse arrivare il via libera definitivo da Trump, non sarebbe un bel regalo di compleanno per Putin: l’Ucraina potrebbe presto ottenere il permesso di acquistare e usare i missili Tomahawk, arma a lungo raggio che potrebbe rimodellare il teatro bellico. La sola ipotesi ha già riacceso il dibattito sulle conseguenze strategiche e politiche di un’ulteriore escalation tecnologica.
I Tomahawk sono missili da crociera statunitensi progettati per colpire bersagli terrestri da piattaforme navali e sottomarine; volano a bassa quota rendendosi difficili da intercettare e hanno una gittata molto superiore agli Atacms (tra 700 e 1.500 miglia contro le circa 190 miglia degli Atacms). La combinazione di portata e precisione li rende strumenti capaci di raggiungere obiettivi strategici ben oltre la linea di combattimento.
Secondo l’Institute for the Study of War (ISW), l’introduzione dei Tomahawk nell’arsenale ucraino ridurrebbe significativamente l’efficacia delle forze russe in prima linea. Gli analisti sottolineano che se oggi Kiev è in grado di condurre attacchi con droni a lungo raggio, i carichi utili sono limitati e inadeguati per colpire infrastrutture militari profondamente radicate.

Nella stima citata dall’analisi, la variante a maggiore gittata individua migliaia di potenziali bersagli russi — fabbriche, basi aeree e nodi logistici — che oggi restano fuori dalla portata degli armamenti ucraini. Tra gli obiettivi sensibili menzionati figurano impianti di produzione di droni e basi da cui partono sortite strategiche con bombardieri.
La campagna denominata DeepStrike, finora basata su droni e attacchi mirati, avrebbe già colpito decine di obiettivi di alto valore in territorio russo, ostacolando logistica e produzione. Se potenziata da missili da crociera a lunga gittata, questa strategia potrebbe moltiplicare l’impatto operativo su linee di rifornimento e impianti critici.
Nel frattempo, l’Ucraina ha accelerato lo sviluppo domestico con il nuovo missile da crociera FP-5 Flamingo, con una presunta gittata di 3.000 chilometri e una testata imponente. Il progetto, ancora in fase di test e di ramp-up produttivo, è visto come un tentativo di ridurre la dipendenza dagli armamenti esterni e aumentare l’autonomia strategica di Kiev.
Il Flamingo presenta vantaggi pratici — costi sensibilmente inferiori rispetto al Tomahawk, tempi di produzione rapidi e componentistica riciclata — ma ha anche limiti: è meno preciso e i test non sono completati. La produzione è già in corso in due versioni e la capacità giornaliera rimane ancora limitata rispetto alle necessità di un conflitto prolungato.
La decisione finale di Washington rimane quindi cruciale: accordare i Tomahawk a Kiev non è solo una scelta militare, ma un segnale politico con enormi implicazioni per la deterrenza, la strategia ucraina e i rapporti con la Russia. Per Kiev, l’equilibrio tra armamenti domestici come il FP‑5 Flamingo e sistemi occidentali avanzati sarà determinante nel prossimo futuro.