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Il ministro Giorgetti denuncia: “La sinistra non arriva al governo tramite elezioni, di solito o con un golpe giudiziario o finanziario”

Pubblicato: 08/10/2025 09:25
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Nel cuore della campagna elettorale per le regionali in Toscana, la tensione politica si alza, e con essa i toni dei protagonisti. In un intervento destinato a far discutere, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha scelto il palco del convegno della Lega a Livorno per lanciare un attacco diretto alla sinistra italiana e delineare la sua visione su debito pubblico, politiche fiscali e posizionamento internazionale dell’Italia.
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Le sue parole, pronunciate di fronte a una platea politica e istituzionale, si sono concentrate non solo sul quadro economico, ma anche su una lettura fortemente politica della stabilità del governo e dei meccanismi attraverso cui, secondo lui, le forze progressiste raggiungono il potere.

La denuncia politica e la difesa del governo

«La sinistra non arriva al governo tramite elezioni, di solito ci arriva o con un golpe giudiziario o finanziario. Questa è la storia recente di questo Paese», ha affermato Giorgetti, precisando che il suo «primo obiettivo è stato evitare che questo possa accadere: mettere in sicurezza il governo».

Dichiarazioni pesanti che, nella sostanza, accusano l’area progressista di aver approfittato in passato di situazioni di emergenza o crisi per guadagnare la guida del Paese, bypassando — secondo la lettura di Giorgetti — il normale processo elettorale. Una narrazione che rientra in una più ampia strategia comunicativa della maggioranza, incentrata sulla legittimità del mandato popolare e sulla continuità dell’esecutivo.

Il nodo del debito e la fine del sostegno della Bce

Il ministro ha poi affrontato la questione del debito pubblico, sottolineando come la situazione sia cambiata radicalmente negli ultimi anni. «Abbiamo un debito significativo e ogni volta devo andare in giro a chiedere soldi», ha detto. Ricordando i tempi del quantitative easing, ha spiegato che fino a tre anni fa la Bce acquistava gran parte dei titoli di Stato emessi dall’Italia, cosa che non accade più da quando «siamo al governo noi».

Tuttavia, ha voluto rimarcare un elemento positivo: «Abbiamo 5-6 volte la richiesta per sottoscrivere Btp rispetto all’offerta». Per Giorgetti, questo rappresenta un segnale di fiducia dei mercati, ma al tempo stesso un promemoria costante: «Uno Stato indebitato non è uno Stato libero, e per liberarsi dobbiamo essere in grado di sostenerlo».

Riduzione delle tasse e pace fiscale: «Spazi ci sono»

Nel suo discorso, Giorgetti ha poi fatto riferimento alla prossima manovra finanziaria, al centro del consiglio dei ministri previsto per lunedì. Secondo il ministro, esistono margini per agire su due fronti: una riduzione delle tasse per il ceto medio e una pace fiscale per chi è in difficoltà.

«Gli spazi ci sono», ha affermato, aggiungendo che il costo sarà spalmato nel tempo. L’obiettivo dichiarato è quello di dare «fiato a chi è sommerso dalle cartelle», nella convinzione che alleggerire il carico fiscale possa aiutare le imprese a sopravvivere e contribuire di più all’economia nazionale.

Banche, credito e regole europee

Il discorso del ministro ha toccato anche il sistema bancario, denunciando una deriva in cui molte banche italiane «non fanno più le banche». L’accusa è rivolta a quegli istituti che preferiscono gestire grandi patrimoni anziché erogare credito all’economia reale.

Giorgetti ha inoltre criticato il sistema regolatorio europeo, definendolo «iper regolato» al punto da rendere difficile l’attività creditizia. In contrasto con il modello statunitense, dove – ha detto – «nascono monete private» e dove il livello di libertà economica sarebbe maggiore. Ha poi sottolineato come molti prestiti oggi vengano concessi «solo se c’è la garanzia dello Stato».

Geopolitica e relazioni con gli Stati Uniti

Prima dell’intervento a Livorno, Giorgetti era intervenuto anche all’assemblea della Confindustria di Pisa, dove aveva affrontato il tema dei dazi e dei rapporti con gli Stati Uniti. Ha dichiarato di non considerare Donald Trump un folle, ma piuttosto il portatore di «una precisa strategia di sovranità commerciale e politica».

Da qui, l’appello a rivedere le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, definendo il contesto attuale un ambiente globale dove «tutti se ne infischiano». Anche in questo ambito, Giorgetti ha manifestato fiducia nella capacità di adattamento delle imprese italiane, nonostante le difficoltà.

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