
Il mondo del calcio argentino piange la scomparsa di Miguel Angel Russo, storico allenatore del Boca Juniors, morto nella notte italiana tra l’8 e il 9 ottobre all’età di 69 anni. La notizia della sua morte è stata confermata dallo stesso club con una nota ufficiale intrisa di dolore e rispetto per una figura che ha lasciato un segno profondo nella storia della società.
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Russo, che negli ultimi giorni era ricoverato in prognosi riservata, non era presente in panchina durante l’ultima gara del Boca, vinta con un netto 5-0 contro il Newell’s, a causa di un quadro clinico definito da fonti vicine al club come “molto complesso”. Secondo quanto riportato dai media argentini, l’allenatore – a cui era stato diagnosticato un tumore alla prostata nel 2017 – aveva contratto una grave infezione alle vie urinarie, che avrebbe aggravato ulteriormente le sue condizioni di salute.
L’annuncio del Boca Juniors e l’ultimo omaggio della squadra
Il Club Atlético Boca Juniors ha pubblicato un messaggio di commiato che ha commosso i tifosi e l’intero panorama calcistico sudamericano: “Il Boca Juniors annuncia con profonda tristezza la scomparsa di Miguel Angel Russo. Miguel lascia un segno indelebile nella nostra istituzione e sarà sempre un esempio di gioia, calore e impegno. Accompagniamo la sua famiglia e i suoi cari in questo momento di dolore. Addio, caro Miguel”.
La vittoria per 5-0 contro il Newell’s è stata dedicata a lui dai giocatori e dal suo vice Claudio Ubeda, che ha guidato la squadra in sua assenza. In conferenza stampa, Ubeda ha espresso affetto e vicinanza: “Gli vogliamo molto bene, vogliamo che guarisca presto e gli auguriamo il meglio”. Poche ore dopo quella dedica, è arrivata la notizia più difficile da accettare.

Una carriera legata al campo, prima da giocatore poi da tecnico
Nato nel 1956, Miguel Angel Russo ha speso la sua intera carriera da calciatore nell’Estudiantes, tra il 1975 e il 1988. Fu parte di uno dei centrocampi più iconici del club, giocando al fianco di Alejandro Sabella, Marcelo Trobbiani e Jose Daniel “Bocha” Ponce. Le sue prestazioni lo portarono alla convocazione in nazionale argentina, anche se non fu incluso nella lista dei partecipanti al Mondiale 1986, quello vinto da Diego Maradona.
Una delusione che Russo non nascose mai, ma che seppe elaborare anche grazie alle parole dell’allora commissario tecnico Carlos Bilardo, che gli disse: “Il giorno in cui diventerai allenatore, capirai”. E così fu. Da tecnico, Russo non costruì una bacheca stracolma di trofei, ma si guadagnò la reputazione di uomo capace di rilanciare le grandi squadre, spesso in momenti di difficoltà.
Dalla Libertadores al Rosario Central, il segno lasciato in panchina
Il suo primo grande successo da allenatore arrivò nel 2005, quando guidò il Vélez Sarsfield alla conquista del titolo di Serie A argentina. L’anno più importante della sua carriera, però, fu il 2007, quando – chiamato su richiesta diretta di Maradona – portò il Boca Juniors alla conquista della Copa Libertadores, il più prestigioso trofeo sudamericano per club.
Russo lasciò poi il segno anche alla guida del Rosario Central, dove conquistò la Coppa di Lega nel dicembre 2023 e ottenne due salvezze fondamentali per il club. Indimenticabile anche il suo successo con i colombiani del Millonarios, portati al titolo nazionale nel 2017 appena un giorno dopo una seduta di chemioterapia: un momento che divenne simbolico della sua determinazione e del suo amore per il calcio.

L’ultimo ritorno al Boca e l’addio
Nel giugno 2024, Russo aveva accettato per la terza volta la panchina del Boca Juniors, dimostrando ancora una volta il forte legame con la squadra e i suoi colori. Un ritorno accolto con entusiasmo dalla tifoseria, che oggi lo saluta con il cuore spezzato. Di lui si era parlato anche come possibile commissario tecnico dell’Argentina, segno della stima che aveva saputo costruire in anni di lavoro serio e coerente.
Oggi, il calcio argentino perde non solo un allenatore esperto, ma anche un uomo simbolo di dedizione e umanità. La sua figura resterà legata per sempre alla storia del Boca e del calcio sudamericano. I tifosi lo ricordano con affetto, i colleghi con rispetto, e il mondo del calcio con un sincero senso di perdita.