
Lutto nello spettacolo, addio all’attore italiano: ha lavorato con i più grandi – C’è una scena che gli spettatori non dimenticano: uno sguardo ironico, profondo, capace di passare dal dramma alla leggerezza in un battito di ciglia. Quel volto, familiare eppure mai banale, apparteneva a uno degli interpreti più eleganti e versatili del nostro cinema. Un attore che ha attraversato sessant’anni di storia artistica italiana con discrezione, talento e una dedizione assoluta alla scena.

Lutto nello spettacolo, addio all’attore italiano: ha lavorato con i più grandi
Si è spento la sera dell’8 ottobre, a Roma, all’ospedale San Filippo Neri, Paolo Bonacelli, uno dei protagonisti più intensi e raffinati del teatro, della televisione e del grande schermo. Aveva 88 anni ed era nato a Civita Castellana il 28 febbraio 1937. A dare la notizia della scomparsa è stata la moglie, Cecilia Zingaro. In oltre mezzo secolo di attività, Bonacelli ha lavorato con i più grandi registi italiani e internazionali, costruendo una filmografia che è anche una mappa sentimentale del cinema d’autore del Novecento. È Pier Paolo Pasolini a dargli il ruolo che lo consacra definitivamente, quello di Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), film durissimo e controverso, per il quale riceve la Targa Mario Gromo. Da lì in avanti la sua carriera non conosce soste.
Lavora con Mauro Bolognini, Francesco Rosi, Liliana Cavani, Michelangelo Antonioni, Elio Petri, Massimo Troisi e Roberto Benigni, spaziando con naturalezza tra cinema d’autore e commedia popolare. Con Johnny Stecchino ottiene il Ciak d’Oro e il Nastro d’Argento, premi che celebrano la sua capacità di rendere indimenticabile ogni personaggio, anche il più marginale. Attore di mestiere e di vocazione, Bonacelli ha incarnato un modo di intendere la recitazione che oggi appare quasi perduto: nessuna ricerca di fama, nessun clamore mediatico, ma una costante, quasi ascetica dedizione al lavoro.

Le origini e la formazione teatrale
Formatosi all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma, Bonacelli ha cominciato la sua carriera a teatro, dove ha costruito le fondamenta del suo linguaggio artistico. “Il palcoscenico è la mia casa,” amava ripetere, e davvero il teatro è stato il filo rosso della sua esistenza.
Dopo il debutto nel 1964 con Cadavere per signora, si impone subito per la voce potente, la dizione impeccabile e la capacità di modulare emozioni con una naturalezza disarmante. Il successo cinematografico arriva, ma non lo distoglie mai dalla scena: lavora con registi come Luca Ronconi, Luigi Squarzina e Patrice Chéreau, portando nei teatri italiani e internazionali testi di Shakespeare, Goldoni, Pirandello e Molière.
Nel corso della sua carriera riceve numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Gassman alla carriera e il Premio Renato Simoni per la fedeltà al teatro di prosa. Un percorso artistico coerente e mai scontato, attraversato dal gusto per la parola e per la complessità dei personaggi.
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