Un interprete amato dal cinema e dal pubblico
Al cinema, Bonacelli ha lasciato un segno profondo in film diversissimi per tono e genere. Dall’intellettuale decadente di Pasolini al politico di Cadaveri eccellenti di Rosi, dal cardinale inquieto de La pelle di Cavani al nobile ironico di Non ci resta che piangere, in coppia con Troisi e Benigni. Nel suo sguardo sempre un velo di malinconia, nel sorriso un’ironia che nascondeva una grande umanità. Era uno di quegli attori che sapevano “abitare” i ruoli, trasformando ogni battuta in un gesto preciso, ogni pausa in una scelta di regia. Negli anni Duemila, Bonacelli ha continuato a lavorare con costanza, alternando ruoli per il cinema, la televisione e il teatro. Anche nei progetti più piccoli, portava la stessa intensità che lo aveva reso celebre negli anni d’oro del cinema italiano.
La discrezione come stile di vita
Lontano dai riflettori, Bonacelli era un uomo riservato. Parlava poco di sé, preferendo che fossero i personaggi a raccontarlo. “Gli attori non devono spiegarsi, diceva, devono interpretare”. Della sua vita privata si sa che ha avuto un figlio, Leone Barilli Bonacelli, nato nel 1970 dalla relazione con l’attrice Carlotta Barilli, compagna di una parte importante della sua vita. Negli ultimi anni viveva a Roma con la moglie Cecilia Zingaro, che gli è rimasta accanto fino all’ultimo. Nonostante l’età, non aveva mai smesso di interessarsi al teatro e ai giovani interpreti, seguendo con curiosità le nuove generazioni di attori italiani. Con la sua scomparsa, il cinema italiano perde uno degli ultimi grandi attori di scuola classica, capace di unire disciplina, intensità e poesia.
