
È stato un meteorologo fuori dagli schemi, lontano dai toni drammatici e dalle previsioni sensazionalistiche. Paolo Sottocorona, scomparso a 77 anni, ha rappresentato per anni una voce equilibrata e rassicurante nel panorama televisivo italiano. Il suo volto era quello che i telespettatori di La7 associavano al meteo fatto con competenza, rigore e un garbo raro. «Un nostro lutto, grave: se ne è andato Paolo Sottocorona», ha scritto su Facebook il direttore del TgLa7 Enrico Mentana, ricordando il collega e amico che, con la sua professionalità e la sua calma, era riuscito a entrare nelle case degli italiani diventando parte della loro quotidianità.
“Non è vero che in Italia ci sono 40 gradi”
“Vi vorrei leggere una poesia che mi ha mandato Marcella”. Paolo Sottocorona, il meteorologo di La7 morto ieri a 77 anni, era andato in onda solo poche ore prima, a Omnibus. Visibilmente provato aveva estratto dalla tasca la lettera inviata da una telespettatrice da casa. “Ha acconsentito di condividere con noi la sua storia. Era stata ritrovata sui giardini di una chiesa ad Amman, in Giordania, e adottata da genitori italiani. Questa è la poesia che ha condiviso con noi”, dal titolo “Gaza”. Poco dopo la fine del Tg La7 è stato proprio Mentana a dare l’annuncio sui social: “Addio a Paolo Sottocorona”.
Sottocorona si distingueva per la sua allergia ai clamori mediatici e alle narrazioni apocalittiche sul clima. In un’epoca dominata da titoli allarmistici, amava riportare le cose al loro giusto equilibrio. Nella sua ultima intervista, rilasciata a Hoara Borselli lo scorso luglio, aveva voluto smontare la retorica del caldo estremo: «Non è vero che in Italia ci sono 40 gradi.» Una frase che aveva fatto discutere, ma che — spiegava lui stesso — non era negazionismo climatico, bensì realismo scientifico. «Io, come qualunque meteorologo vero – perché poi ci sono meteorologi un po’ così – non potrei mai negare che è in corso un cambiamento climatico. Si tratta di capire che significa. Cosa potrebbe portare, cosa ha già portato, cosa vediamo e cosa non vediamo.» Il suo approccio era chiaro: niente terrorismo psicologico, niente esagerazioni. «Il terrorismo mediatico, quando si parla di previsioni, è un incredibile acchiappa-clic sui social.» Parole che raccontano perfettamente la sua filosofia: parlare del tempo, non fare spettacolo sul meteo.

Una vita tra cielo e televisione
Nato a Firenze nel 1947, Paolo Sottocorona aveva iniziato la sua carriera nel 1972 entrando nel Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare come ufficiale. Dopo anni di servizio e un’esperienza scientifica di altissimo livello, aveva deciso di dedicarsi alla divulgazione televisiva, portando la meteorologia dal linguaggio tecnico al grande pubblico. Il suo modo pacato e preciso di spiegare le previsioni ha fatto scuola e conquistato la fiducia di milioni di spettatori. In un mondo sempre più dominato dall’urgenza e dal clamore, Sottocorona aveva scelto la sobrietà, la chiarezza e l’ironia gentile. Un meteorologo “sui generis”, come lui stesso amava definirsi, che ha lasciato un segno indelebile nel modo di raccontare il cielo e i suoi cambiamenti.