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“Provoca la morte dei bambini a 7 anni”. Lo studio shock fa scattare l’allarme: “Massima attenzione”

Pubblicato: 09/10/2025 19:08

Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la principale causa di morte nel mondo occidentale, Italia compresa. E il loro impatto è in costante aumento: secondo i dati pubblicati dal Journal of the American College of Cardiology (JACC), nel 2022 i decessi globali attribuiti a queste patologie sono stati circa 19,8 milioni, con un incremento netto rispetto ai 12,4 milioni registrati nel 1990.

Eppure, circa l’80% delle morti per cause cardiovascolari potrebbe essere evitato con una corretta prevenzione. Secondo gli esperti del JACC, tra i principali fattori di rischio spiccano l’ipertensione arteriosa, il fumo, il diabete, l’età e il sesso. Proprio la pressione alta è finita al centro di un nuovo studio che evidenzia come, se presente già nell’infanzia, possa aumentare in modo significativo il rischio di morte prematura per malattie cardiovascolari.

Lo studio, pubblicato sulla rivista JAMA, ha analizzato un vasto campione di 37.081 bambini nati tra il 1959 e il 1965 e seguiti per oltre 50 anni. I dati sono stati raccolti nell’ambito del Collaborative Perinatal Project (CPP), un programma di ricerca statunitense. Gli studiosi hanno incrociato i dati relativi alla salute cardiovascolare dei partecipanti con il tasso di mortalità registrato fino all’età adulta.

In particolare, all’età di 7 anni, tutti i bambini coinvolti nello studio sono stati sottoposti a un controllo della pressione arteriosa. La pressione sistolica media rilevata era di 101,9 mmHg, mentre la diastolica era di 61,2 mmHg. Già a quell’età, però, il 21% dei bambini mostrava valori di pressione sistolica superiori alla media. Durante il follow-up, terminato in media a 54 anni di età, sono stati registrati 487 decessi per cause cardiovascolari e 2.242 per altre cause.

I risultati parlano chiaro: pressioni elevate a 7 anni (sia massima che minima) sono associate a un aumento del rischio di morte cardiovascolare prematura, entro i 55 anni. L’associazione si è rivelata più forte nei maschi. Nei casi con valori pressori più alti, il rischio risultava aumentato anche del 40-50% rispetto alla media.

Anche valori moderatamente superiori alla norma risultano significativi. I bambini con pressione sistolica solo leggermente più alta della media avevano un rischio aumentato del 13%, mentre quelli con pressione diastolica superiore avevano un rischio maggiore del 18%. Questo suggerisce che anche lievi deviazioni nei valori pressori durante l’infanzia non dovrebbero essere sottovalutate.

Naturalmente, lo studio presenta alcuni limiti. Primo fra tutti, il fatto che la misurazione della pressione sia stata effettuata una sola volta a 7 anni, senza considerare l’evoluzione dei valori negli anni successivi. Inoltre, nonostante l’aggiustamento per variabili come indice di massa corporea e fattori socio-demografici, non si può escludere l’influenza di altri elementi nel lungo termine.

Tuttavia, gli autori dello studio sottolineano l’importanza del monitoraggio anche in tenera età. “Anche durante l’infanzia, i valori della pressione sanguigna sono importanti – spiega la professoressa Alexa Freedman della Northwestern University di Chicago, prima autrice dello studio –. L’ipertensione infantile può avere conseguenze gravi e durature. È fondamentale che i genitori conoscano i valori pressori dei propri figli”.

Alla luce di questi dati, appare sempre più chiaro che la prevenzione cardiovascolare debba iniziare sin dalla giovane età. Un controllo regolare della pressione nei bambini, unito a uno stile di vita sano, potrebbe fare la differenza per la loro salute futura.

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