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Cristina muore dopo aver atteso 8 mesi per gli esami: la sua storia indigna l’Italia, polemiche feroci

Pubblicato: 10/10/2025 09:44

Aveva atteso per otto mesi il risultato di quegli esami istologici fondamentali, quelli che avrebbero dovuto definire con chiarezza il quadro clinico e indirizzare tempestivamente le cure. Un tempo lunghissimo per chi lotta contro una malattia grave. Un tempo che, secondo la prima ricostruzione, potrebbe esserle stato fatale.

È morta a Mazara del Vallo Maria Cristina Gallo, 56 anni, insegnante, che aveva denunciato pubblicamente i ritardi nella consegna degli esami a cui era stata sottoposta dopo una biopsia eseguita in seguito a un intervento chirurgico. Il referto, determinante per capire la natura della malattia, le fu consegnato ben otto mesi dopo il prelievo del tessuto.

La sua denuncia, presentata quando ancora era in vita, ha dato il via a un’inchiesta da parte della Procura di Trapani, tuttora in corso, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di dieci medici. L’indagine punta ad accertare eventuali responsabilità nei ritardi diagnostici e nelle conseguenze che questi avrebbero avuto sul decorso della malattia.

Secondo quanto emerso, l’esame istologico era stato richiesto nel dicembre del 2023, dopo che Maria Cristina Gallo si era sottoposta a un’isterectomia. Da allora iniziò l’attesa, lunghissima, per un esito che avrebbe potuto fare la differenza in termini di trattamenti e sopravvivenza.

Il referto arrivò solo nell’agosto del 2024, ma a quel punto il quadro clinico era già gravemente compromesso. Le metastasi si erano diffuse e le condizioni di salute della donna erano ormai peggiorate in modo irreversibile.

Per mesi la professoressa aveva cercato risposte, chiedendo chiarezza sui tempi dell’analisi, preoccupata per il silenzio che circondava un documento così importante. Il ritardo accumulato aveva già sollevato dubbi nella comunità e tra le associazioni di pazienti, che oggi tornano a chiedere maggiore efficienza nel sistema sanitario.

L’inchiesta della magistratura dovrà ora stabilire se quel ritardo sia stato causato da negligenza, sottovalutazioni cliniche o da carenze organizzative più ampie all’interno della struttura ospedaliera coinvolta.

Nel frattempo, la città di Mazara del Vallo piange una donna conosciuta e stimata, che aveva deciso di non rimanere in silenzio e di rendere pubblica la sua storia, anche nella speranza che potesse servire a evitare altri casi simili in futuro.

La vicenda di Maria Cristina Gallo rilancia il tema dei tempi della diagnostica e della responsabilità nel trattamento dei pazienti affetti da patologie gravi, ricordando quanto possa essere vitale ogni singolo giorno in un percorso di cura.

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