
È scontro frontale tra Selvaggia Lucarelli e Tommaso Cerno dopo le parole del direttore contro Francesca Albanese. Il giornalista ha annunciato che sarà ascoltato dalla Commissione Segre sul clima d’odio in Italia, ma il contenuto del suo messaggio ha scatenato polemiche. “Domanderò come sia possibile premiare con onorificenze civili Francesca Albanese che denigra Liliana Segre e gli ostaggi del regime di Hamas”, ha scritto Cerno sui social.
L’intervento ha suscitato una valanga di reazioni, in particolare quella durissima di Selvaggia Lucarelli, che lo ha accusato di diffondere informazioni false e di aver in realtà contribuito ad alimentare proprio quel clima d’odio di cui dovrebbe parlare alla Commissione.
Il commento ironico e velenoso
Lucarelli non ha usato mezzi termini: “Combatte l’odio diffondendo tweet contenenti informazioni false su Albanese (non ha denigrato nessuno) con il risultato di buttarle addosso palate d’odio. Cerno in pratica verrà ascoltato dalla Commissione Segre in qualità di rimedio omeopatico”.
Un commento ironico ma tagliente, che ha raccolto migliaia di condivisioni e rilanci su X. Il riferimento diretto alla “Commissione Segre” e all’“odio” ha reso lo scambio ancora più acceso: la giornalista accusa il collega di spacciarsi per vittima mentre contribuisce a inasprire il dibattito pubblico, colpendo a sua volta un’altra figura sotto attacco come Francesca Albanese.
Il caso politico e mediatico
Il contrasto esplode in un momento in cui il tema dell’odio online e dell’antisemitismo è tornato al centro del dibattito politico, soprattutto dopo la pace a Gaza e le tensioni sulla narrazione del conflitto. Le parole di Cerno, che accusa Albanese di aver “denigrato Segre”, non trovano riscontro nei documenti ufficiali ma alimentano uno scontro ideologico che travalica i confini del giornalismo.
Lucarelli, dal canto suo, usa l’arma dell’ironia per denunciare la contraddizione: un giornalista invitato a parlare di odio che, poche ore prima, attacca pubblicamente un’altra persona con accuse non verificate. Il suo “rimedio omeopatico” è diventato la sintesi di una polemica che intreccia politica, giornalismo e opinione pubblica, lasciando intravedere quanto fragile resti oggi il confine tra critica e odio nel dibattito mediatico italiano.