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“Chiamate a tarda sera ai Poggi da Andrea Sempio”. Garlasco, è emerso solo adesso. Spunta un dettaglio shock

Pubblicato: 11/10/2025 18:15

Le indagini per corruzione in atti giudiziari condotte dalla Procura di Brescia contro l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, stanno portando alla luce nuovi e inquietanti elementi sul procedimento penale che nel 2017 vide indagato Andrea Sempio per l’omicidio di Chiara Poggi.

Venditti, che all’epoca era co-titolare del fascicolo in qualità di procuratore aggiunto della Repubblica, è accusato di aver ricevuto una somma di denaro, stimata tra i 20 e i 30 mila euro, per favorire l’archiviazione delle indagini a carico di Sempio. Al centro dell’attuale inchiesta vi sono le intercettazioni ambientali della famiglia Sempio che, secondo gli inquirenti, rivelerebbero anomalie e fughe di notizie durante le indagini del 2017. L’ipotesi è che Sempio fosse stato informato in anticipo sulle domande che gli sarebbero state poste durante l’interrogatorio del 10 febbraio 2017.

Anomalie e intercettazioni “mancanti”

Il decreto di perquisizione del 26 settembre scorso ha evidenziato diverse irregolarità nel corso delle precedenti indagini su Andrea Sempio, che all’epoca era iscritto nel registro degli indagati per omicidio in concorso con ignoti o con lo stesso Alberto Stasi, l’unico condannato definitivo per l’omicidio di Chiara Poggi. Una delle anomalie più significative riguarda la mancata trascrizione di alcuni passaggi cruciali delle intercettazioni ambientali che vedevano coinvolti Andrea Sempio e le forze dell’ordine della sezione della polizia giudiziaria.

La Procura di Brescia ritiene che il contenuto di tali intercettazioni possa far supporre che Sempio avesse ricevuto informazioni privilegiate in vista dell’interrogatorio. Un passaggio in particolare, citato negli atti della nuova indagine, vede il padre dell’indagato rivolgersi al figlio dicendo: “Ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate“. E la risposta di Andrea Sempio, laconica ma rivelatrice, era stata: “Lo so, lo so“. Questo scambio, in particolare, è un elemento chiave per l’accusa, in quanto suggerisce una preparazione “guidata” all’interrogatorio.

I preparativi della sera prima

L’attenzione degli inquirenti si è focalizzata in particolare su un audio registrato in auto la sera del 9 febbraio 2017, poco dopo le 20. A bordo c’erano Giuseppe Sempio, Daniela Ferrari (i genitori) e Andrea Sempio. La famiglia stava probabilmente tornando a casa dopo un incontro con i loro avvocati per discutere della strategia da adottare in vista dell’interrogatorio fissato per il giorno dopo. L’atmosfera era tesa. La madre aveva espresso la sua preoccupazione al marito, chiedendo se ci fosse motivo di allarmarsi. Giuseppe Sempio aveva risposto: “Loro hanno trovato delle telefonate dell’Andrea la sera tardi“. Si trattava di chiamate che Andrea Sempio avrebbe fatto, a tarda sera, all’abitazione di Chiara Poggi.

L’indagato aveva subito tentato di fornire una spiegazione, sostenendo di aver prestato il telefono a Marco Poggi, fratello di Chiara e suo amico, per chiamare a casa. Sottolineava inoltre che si trattava di chiamate risalenti a nove mesi prima degli eventi in questione. “Probabilmente gli avrò prestato io il cellulare“, aveva precisato Andrea. Nonostante la spiegazione, la madre aveva chiesto al figlio: “Sei preoccupato?“. La risposta di Sempio era stata: “No preoccupato no. Di sicuro non sono tranquillissimo, però preoccupato no“. Era stato il padre a rassicurarlo, in vista della deposizione del giorno dopo: “Eh domani..quello che ti ricordi dici, sono passati 10 anni“. I genitori di Sempio, in quel frangente, speravano che l’archiviazione del fascicolo, ottenuta dopo l’ostacolo del DNA trovato sotto le unghie di Chiara Poggi e portato all’attenzione dalla difesa Stasi, fosse definitiva. La madre aveva chiesto: “Quindi se questo decide di chiudere, gli Stasi anche se portano altre prove non le riaprono più?“. E il marito aveva risposto: “Sul fatto del DNA non dovrebbero…“. Un’attesa che è stata smentita pochi mesi fa con la riapertura del fascicolo.

Il commento dopo l’interrogatorio

La narrazione delle intercettazioni prosegue con i commenti registrati subito dopo l’interrogatorio del 10 febbraio 2017. Andrea Sempio e il padre Giuseppe erano tornati in macchina e si erano subito confrontati sulla riuscita dell’incontro in Procura. Il primo commento di Andrea era stato autocritico: “Ne abbiamo cannata una però“. Il “cannato” si riferiva alla contraddizione tra la sua versione e quella del padre sul ritrovamento dello scontrino del parcheggio di Vigevano, un elemento che per anni era stato l’alibi dell’indagato. Andrea Sempio aveva affermato che lo scontrino era stato trovato dopo l’interrogatorio precedente, mentre il padre aveva detto prima. Nonostante la discrepanza, Andrea aveva minimizzato: “Non cambia un co, comunque la versione è la stessa*”.

Tuttavia, il dettaglio più significativo emerge quando Andrea Sempio ammette di aver riconosciuto l’intento dietro alcune domande postegli dagli inquirenti: “Ne stiamo parlando perché ne abbiamo cannata una…punto…a parte che erano dalla nostra…perché mi hanno fatto alcune domande, che io ho capito perché me le facevano. Però non gli ho dato dichiamo la risposta perfetta“. E aggiunge, entrando nel merito di una delle domande: “Loro mi hanno chiesto se io a Vigevano c’ero andato…siccome ero andato a Vigevano, se avevo con me il cellulare, perché loro hanno rilevato il mio cellulare a Vigevano. Se io ti dico: si mi ricordo perfettamente che avevo il cellulare è logico che ti do una risposta“. La sensazione di essere informato e di poter gestire le risposte emerge in modo netto da queste dichiarazioni.

Le accuse di Brescia: una fuga di notizie

Per la Procura di Brescia, l’insieme di queste intercettazioni fornisce una prova evidente del fatto che Giuseppe Sempio fosse a conoscenza in anticipo di quali sarebbero stati gli argomenti e le domande centrali dell’interrogatorio del figlio. L’affermazione del padre, il giorno prima, “Comunque ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate“, unita alla risposta di Andrea “Si lo so, lo so“, è considerata la pistola fumante di una fuga di notizie. Inoltre, il fatto che l’indagato in auto fosse a conoscenza di elementi riportati nell’esposto della difesa Stasi (ad esempio, il ripescaggio di “telefonate di nove mesi fa che io chiamavo verso l’una di notte“) rafforza il sospetto di una violazione del segreto istruttorio. La Procura di Brescia sta indagando per stabilire come la famiglia Sempio sia riuscita ad accedere a informazioni così dettagliate e riservate sul procedimento penale in corso. L’accusa di corruzione a Mario Venditti è strettamente legata a questa “gestione” anomala del procedimento, con il sospetto che il denaro sia stato la contropartita per assicurare l’archiviazione anche attraverso la minimizzazione o l’occultamento di elementi investigativi rilevanti.

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Ultimo Aggiornamento: 11/10/2025 18:16

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