
Una resa annunciata, dicono ormai anche dall’interno della lega, ma dolorosa. Perché il valore simbolico della rinuncia di Salvini è altissimo. La notizia è ufficiale: la Lombardia passerà a Fratelli d’Italia. Matteo Salvini ha ceduto. Lo ha fatto con apparente tranquillità, ma che dietro le quinte si nasconde un travaglio profondo.
La Lombardia è la casa madre della Lega, la terra che in anni passati regalò un trionfo elettorale e che oggi rappresenta la cartina di tornasole del suo ridimensionamento. “Se molli la Lombardia, molli tutto”, sussurra un dirigente storico del Carroccio, milanese, tra i pochi a non avere più timori a parlare di un Salvini “a fine corsa”.
Un accordo costruito in silenzio
Il patto è stato chiuso con discrezione, su spinta diretta di Giorgia Meloni. A via della Scrofa hanno fatto pesare i sondaggi: FdI è il primo partito in tutte le province lombarde. La premier ha chiesto, e ottenuto, che il prossimo candidato alla guida della Regione sia espressionedi Fratelli d’Italia.
“Meglio così che perdere tutto alle urne”, è stata la linea imposta da Salvini ai suoi. Una posizione difensiva, certo, ma lucida. Perché tenere duro su un terreno perso avrebbe significato indebolirsi ancora di più.

La Lega lombarda non ci sta: “È una disfatta”
Ma la linea nazionale non coincide con l’umore dei territori. A Milano, a Brescia, a Como, nelle valli bergamasche e bresciane, la base leghista è furente. “Ci chiedono di votare per un partito romano, che nulla ha a che fare con la nostra storia, con il nostro modo di fare amministrazione”, sbotta un consigliere regionale uscente. “Questa non è strategia, è ritirata”.
Più che le dichiarazioni ufficiali, è nel passaparola tra amministratori locali che si coglie la frattura. Qualcuno parla apertamente di “crollo del progetto salviniano”, altri sussurrano che “a Roma ci vogliono commissariare”. Dietro il malumore, anche il timore che sia solo l’inizio di un arretramento più vasto, che potrebbe portare anche a un passo indietro dello stesso Salvini dalla segreteria.
FdI prudente, ma non arretra
In casa Fratelli d’Italia, la mossa è stata accolta con soddisfazione, ma anche con prudenza. Non si vuole apparire come chi umilia l’alleato, ma l’equilibrio nel centrodestra è cambiato, e Meloni non ha intenzione di fingere che non sia così. Un consigliere vicino alla premier lo dice chiaro: “La Lombardia è solo la conseguenza della nuova geografia politica. Siamo il primo partito, è naturale che governiamo le Regioni più importanti”.
Tradotto: ora tocca a noi. Non è solo questione di numeri. Per Fratelli d’Italia, la Lombardia è un banco di prova fondamentale tanto più ora che Palazzo Chigi ha messo le mani sul cuore del potere economico-finanziario meneghino: è lì che si misura la credibilità di governo, la capacità di tenere insieme produttività, sicurezza, infrastrutture. Meloni vuole un nome forte, capace di reggere anche il confronto con i poteri economici regionali. L’identikit è quasi pronto.
I dubbi sulla segreteria
La vera domanda che aleggia nel centrodestra, però, è un’altra: questa resa apre la partita per la successione alla guida della Lega? Il tema è tabù, ma non più come un tempo. Giorgetti tace, Zaia prende le distanze, Fedriga si smarca, e nella base cresce il disorientamento.

Si racconta di una Lega “disillusa”, che non si riconosce più nelle battaglie “nazional-populiste” dell’ex capitano. “Ha perso l’identità e adesso perde anche i territori”, è la frase che più circola nei gruppi WhatsApp dei quadri locali. Il rischio è una scissione silenziosa, non formale ma politica, fatta di disimpegno, di militanza che si raffredda.
Una stagione finita?
Salvini, ufficialmente, tira dritto. Ma chi lo conosce bene sa che la mossa lombarda non è solo un calcolo elettorale, è anche un segnale. Resta da capire se è il preludio a un ritiro graduale o l’ultimo tentativo di restare centrale in un centrodestra che ha cambiato pelle. Un tempo Salvini conquistava il Nord e diventava il leader indiscusso della coalizione.
Oggi, a distanza di pochi anni, consegna il cuore produttivo del Paese agli alleati e si trova a inseguire sul terreno della rappresentanza. “Ha ceduto la Lombardia. Domani cederà la segreteria”, ripetono in molti. Se sarà vero, lo diranno le prossime settimane. Ma intanto, nella Lega, si respira aria di fine stagione. E nessuno sa con certezza quale sarà l’inizio della prossima.