Vai al contenuto

Zelensky chiama Trump: “Conversazione produttiva, può fermare anche la guerra in Ucraina”

Pubblicato: 11/10/2025 15:06

È durata oltre mezz’ora la telefonata tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, avvenuta nel primo pomeriggio. Un contatto diretto, dai toni più distesi rispetto agli ultimi mesi, che arriva all’indomani di un massiccio attacco russo con droni e missili contro le infrastrutture energetiche ucraine. L’obiettivo dichiarato di Kiev resta la protezione della rete elettrica prima dell’inverno, ma sul tavolo della conversazione c’erano anche il futuro dei rifornimenti militari americani e la prospettiva di un equilibrio diplomatico che eviti il collasso del fronte ucraino.

Zelensky avrebbe aggiornato Trump sulla situazione interna dopo le interruzioni di corrente in quasi tutte le regioni e chiesto un rafforzamento dei sistemi di difesa aerea, in particolare dei Patriot e delle contromisure anti-drone. Il presidente americano, da parte sua, avrebbe ribadito la necessità di coordinare gli aiuti con gli alleati europei, sottolineando che l’impegno degli Stati Uniti resta “deciso ma orientato all’efficacia”.

L’annuncio di Zelensky

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso grande soddisfazione per la telefonata avuta con Donald Trump, definendola “una buona conversazione, molto produttiva” in un post su Telegram.

Zelensky ha augurato che, dopo il successo di un accordo di pace in Medio Oriente attribuito a Trump, l’ex presidente americano possa intervenire per porre fine anche al conflitto tra Ucraina e Russia. Ha infatti raccontato di essersi “congratulato con il presidente Trump per il successo dell’accordo per il Medio Oriente che ha ottenuto. È un grande risultato”, aggiungendo che “se si riesce a fermare la guerra in quella regione, sicuramente altre guerre possono essere fermate, compresa questa guerra russa”.

I due leader hanno inoltre parlato degli attacchi russi alle infrastrutture energetiche e della necessità di potenziare la difesa aerea di Kiev. Zelensky ha ringraziato Trump “per la sua disponibilità a sostenerci” e ha riferito di aver discusso “le possibilità di rafforzare la nostra difesa aerea e gli accordi che stiamo preparando a riguardo. Ci sono buone opzioni, idee forti su come rafforzarci realmente”.

In conclusione, il presidente ucraino ha sottolineato che, pur con un rafforzamento militare, “è necessaria la disponibilità dei russi a partecipare a una vera diplomazia. Grazie alla forza questo può essere garantito. Grazie, signor Presidente!”, ha chiosato.

Equilibrio difficile tra sostegno e negoziato

La chiamata, la prima dopo l’incontro all’Assemblea generale dell’Onu a New York del 23 settembre, segna un passaggio significativo nei rapporti tra Washington e Kiev. Trump, tornato alla Casa Bianca con l’intento di ricalibrare la politica estera americana su basi pragmatiche, appare intenzionato a mantenere la pressione su Mosca ma anche a contenere la durata del conflitto. La formula resta quella di un “sostegno condizionato”: armi e fondi sì, ma in cambio di risultati sul piano della sicurezza e della trasparenza interna.

In questo senso, la telefonata rappresenta anche un messaggio politico verso l’Europa, accusata negli ultimi mesi di “dipendere troppo dagli Stati Uniti” nella gestione della crisi. Trump ha invitato Zelensky a “rafforzare i legami bilaterali con le capitali europee”, ribadendo tuttavia che la leadership americana resta indispensabile.

Il nodo della difesa aerea e la strategia dell’inverno

Sul piano militare, la priorità condivisa riguarda la protezione dell’infrastruttura energetica, bersaglio costante dei raid russi. Con il freddo alle porte e l’elettricità razionata in molte aree, l’obiettivo è evitare che il blackout sistemico diventi una leva di pressione per il Cremlino. Gli Stati Uniti dovrebbero inviare nuove batterie di intercettori, mentre Kiev accelera l’installazione di sistemi radar e torrette anti-drone di produzione nazionale.

Parallelamente, Zelensky avrebbe chiesto a Trump di sostenere una nuova iniziativa per un “cessate il fuoco infrastrutturale”, limitato agli obiettivi civili. L’ipotesi, che circola da settimane nei canali diplomatici, punta a evitare una paralisi del Paese durante l’inverno, senza però congelare la guerra sul terreno.

Segnali di riavvicinamento

A livello politico, la telefonata conferma la volontà di entrambe le parti di ritrovare una sintonia dopo mesi di tensioni e scambi di accuse implicite. Trump riconosce a Zelensky la capacità di “resistere in condizioni estreme”, ma spinge per una linea più aperta alla trattativa. Il presidente ucraino, invece, continua a legare ogni ipotesi di dialogo a un ritiro completo delle forze russe.

Non è ancora un cambio di rotta, ma un segnale: l’era del sostegno automatico a Kiev sembra finita, e si apre quella della verifica reciproca. Washington vuole risultati concreti, Kiev chiede garanzie durature. La telefonata, dopo mesi di gelo e di pressioni incrociate, segna il ritorno di un canale politico diretto. E prelude, forse, a un nuovo equilibrio nel modo in cui l’Occidente affronterà la guerra d’Ucraina nel 2026.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 11/10/2025 16:13

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure