
A pochi chilometri dal controverso palazzo di Gelendžik, rivelato dall’inchiesta video di Alexei Navalny e ripresa anche dalla BBC, la cantina Krinitsa è diventata l’operazione vinicola più costosa di tutta la Russia. Secondo un’analisi pubblicata da The Insider Russia, il valore complessivo supera i 27 miliardi di rubli (circa 330 milioni di dollari), superando colossi come Kuban-Vino e Massandra.
L’espansione è finanziata da Bank Rossiya, istituto colpito da sanzioni statunitensi e definito da Reuters la “banca degli amici di Putin”. Nonostante le sanzioni e la guerra in Ucraina, il Cremlino ha avviato la costruzione di un ampio centro di turismo del vino, che servirà come vetrina per ospiti stranieri selezionati e delegazioni ufficiali.
Dalla villa di Berlusconi alla costa del Mar Nero: l’origine dell’ossessione di Putin
Secondo un’inchiesta di OCCRP, l’ispirazione della tenuta nasce nel 2003, quando Vladimir Putin visita la Villa Certosa in Sardegna, residenza privata dell’ex premier italiano Silvio Berlusconi. Poco dopo, viene incaricato l’architetto Lanfranco Cirillo di edificare una residenza ancora più estesa e spettacolare, dotata di anfiteatro, lago artificiale, cantine e 300 ettari di vigneti.
Nonostante la risonanza internazionale del dossier Navalny rilanciato dalla BBC e da testate come Novaya Gazeta Europe, l’attività vinicola non solo non è stata fermata, ma è stata strutturata come un vero impero parallelo sotto una nuova etichetta ufficiale: Krinitsa.

Un sistema aziendale costruito per nascondere il controllo diretto del Cremlino
Dietro l’apparente attività agricola, esiste una rete di società collegate: Apex Yug JSC, Divnomorye JSC, Lazurnaya Yagoda LLC, Axis Investitsii JSC, tutte coordinate da una holding chiamata Moe Vino JSC — un nome che, secondo fonti citate da The Insider, sarebbe stato scelto direttamente da Putin.
Contemporaneamente, Bank Rossiya ha rilevato boutique di lusso e immobili sulla costa, trasformando la zona di Divnomorskoye in un circolo vinicolo riservato a dignitari, oligarchi e ospiti sotto controllo diretto del Cremlino.
Putin e il vino, un impero in rosso che genera flussi finanziari sospetti
Le cantine presidenziali sono sistematicamente in perdita, come confermato da documenti fiscali analizzati da The Insider. Tuttavia, le società effettuano centinaia di micro-depositi lampo presso Sberbank e altre banche controllate dallo Stato: depositi da 80-100 milioni di rubli chiusi nel giro di 24 ore, con incassi di interessi marginali.
Alla fine del 2024, le società legate a Krinitsa e Divnomorskoye detenevano 32,2 miliardi di rubli in asset, a fronte di 35,5 miliardi di debito a lungo termine. Una dinamica che OCCRP definisce tipica delle strutture di copertura finanziaria legate a fondi personali del potere politico.
Vini mediocri per visite di Stato
Secondo esperti citati da Reuters, i vini prodotti nelle cantine Krinitsa e Divnomorskoye si collocano nel segmento inferiore del premium commerciale, con un valore simile a un Chianti Classico base o a un Rioja Reserva da grande distribuzione. I prezzi sono compresi tra 1.500 e 4.000 rubli a bottiglia, ma non vengono distribuiti al pubblico europeo: sono serviti solo nei ricevimenti di Stato.
La scelta dei vitigni — cabernet sauvignon e riesling — in un’area dal clima inadatto alla maturazione ottimale, rafforza l’idea che l’obiettivo primario non sia la qualità, ma l’estetica del potere.

“Bely Mys”: la Disneyland del vino per la nuova aristocrazia russa
Sulla costa di Gelendžik è in costruzione Bely Mys, un mega-complesso turistico vinicolo con:
- Museo interattivo del vino
- Scuola per sommelier
- Boutique gastronomiche di lusso
- 21 negozi selezionati
- Pier per yacht e terrazze VIP chiuse al pubblico
Il progetto, documentato da OCCRP e confermato da dichiarazioni pubbliche del suo direttore operativo, è finanziato direttamente da Bank Rossiya e controllato dall’oligarca Yuri Kovalchuk, definito da Reuters come il “portafoglio personale di Putin”.
Crimea, l’altra metà dell’impero: cantine sequestrate dopo l’occupazione militare
Pochi giorni dopo il referendum del 2014, uomini armati senza insegne hanno occupato la storica cantina Massandra, come riportato da Novaya Gazeta e BBC. La tenuta, con oltre un milione di bottiglie pregiate e 11.000 ettari di terra, viene ceduta a una società riconducibile a Bank Rossiya per appena 5,3 miliardi di rubli, un valore decine di volte inferiore al mercato internazionale.
Da allora, le cantine di Massandra, Novy Svet, Inkerman e altri marchi crimeani sono state integrate nella stessa rete di holding che guida Krinitsa e Divnomorskoye, creando un blocco vinicolo controllato politicamente dal Cremlino attraverso Kovalchuk.