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Garlasco, l’avvocato di Venditti chiede il trasferimento a Brescia dell’indagine su Sempio: “Eresia l’equazione Venditti corrotto e Stasi innocente”

Pubblicato: 12/10/2025 22:13

L’inchiesta sul caso Garlasco torna a intrecciarsi con il destino dell’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, e con quello del nuovo indagato Andrea Sempio. Il difensore di Venditti, l’avvocato Domenico Aiello, ha infatti chiesto che l’indagine su Sempio venga trasferita alla Procura di Brescia, sostenendo che non sia più di competenza pavese. Alla base della richiesta, depositata con una nota formale, c’è il riferimento all’articolo 11 del Codice di procedura penale, che disciplina i procedimenti riguardanti i magistrati.

La richiesta di trasferimento e le ragioni della difesa

Secondo Aiello, dal momento in cui un’attività d’indagine condotta a Pavia ha fatto emergere una “notizia criminis” a carico di un magistrato, l’intera vicenda doveva essere spostata a Brescia, compreso l’incidente probatorio in corso. L’avvocato parla di “effetto di trascinamento” delle indagini, spiegando che tutti gli atti conseguenti dovrebbero rientrare nella competenza della Procura guidata da Francesco Prete.

Martedì 14 ottobre, Venditti comparirà davanti al Tribunale del Riesame di Brescia, dove si discuterà il ricorso contro il sequestro disposto lo scorso 26 settembre. La difesa contesta la legittimità del decreto, parlando di assenza di gravi indizi e di un provvedimento “esplorativo e arbitrario” che avrebbe violato la privacy dell’ex magistrato. La decisione del Riesame è attesa entro la prossima settimana.

Le parole dell’avvocato Aiello

Aiello non nasconde la delicatezza del momento per il suo assistito, indagato anche nella vicenda “Clean”. L’ex magistrato, dice il legale, «ha visto distruggere la propria immagine e la sua onorabilità costruita in una vita. È stato costruito un paradosso mediatico e giudiziario, un’eresia giuridica: Venditti corrotto uguale assassino innocente e nuovo indagato colpevole».

L’avvocato si scaglia contro quello che definisce un “doping mediatico”, ricordando che la giustizia «non si esercita a maggioranza né si misura con la simpatia dei protagonisti». E aggiunge: «Siamo finiti nelle mani di paparazzi spregiudicati, ma la verità si difende nei tribunali, non nei talk show».

Il nodo del “pizzino” e la connessione con il delitto di Garlasco

Al centro della contestazione difensiva c’è anche il cosiddetto “pizzino”, un foglietto scritto a mano da Giuseppe Sempio in cui si leggerebbe la frase “Venditti gip archivia x 20. 30 euro”. Per l’accusa rappresenterebbe la prova di una presunta tangente pagata nel 2017 per accelerare la chiusura di una pratica.

Aiello sostiene però che il documento sia inscindibilmente legato al fascicolo dell’omicidio di Chiara Poggi, il cui contenitore investigativo originario non può essere diviso. Da qui la richiesta che anche l’incidente probatorio venga trasferito a Brescia, “perché – dice – è tutto connesso e deve essere un’unica autorità giudiziaria a valutare gli atti”.

Un caso che continua a far discutere

Nel suo intervento davanti alla stampa, il legale ha definito l’intera vicenda “surreale”, ricordando che la Cassazione ha già stabilito in via definitiva, dopo cinque processi, che Alberto Stasi è l’unico responsabile dell’omicidio della fidanzata ventiseienne. Ogni tentativo di riaprire il caso, ha aggiunto Aiello, è “destinato a naufragare davanti a un giudicato irrevocabile”.

«Serve tornare alle regole del processo – conclude –. Le indagini si fanno nei tribunali, non con suggestioni o ipotesi. L’archiviazione firmata da Venditti era una delle più puntuali e trasparenti mai lette, accolta da un altro magistrato e mai impugnata».

Un passaggio che chiude, almeno per ora, un nuovo capitolo del caso Garlasco, una vicenda che a quasi vent’anni di distanza continua a dividere e ad alimentare nuove ombre nella giustizia italiana.

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