
La ministra della Famiglia e per le Pari opportunità, Eugenia Roccella, ha suscitato polemiche con il suo intervento all’evento La storia stravolta e il futuro da costruire, organizzato dall’Ucei al Cnel di Roma. Secondo la ministra, le visite scolastiche ad Auschwitz non sarebbero state promosse esclusivamente come momenti di educazione alla memoria, ma avrebbero avuto la funzione di ribadire che l’antisemitismo fosse una questione confinata al fascismo.
«Tutte le gite scolastiche ad Auschwitz, cosa sono state? Sono state davvero gite? Servivano a dirci che l’antisemitismo riguardava un tempo ormai collocato nella storia e in una precisa area politica: il fascismo», ha affermato Roccella. La ministra ha aggiunto che il vero problema oggi non sarebbe l’antisemitismo, ma la capacità di fare i conti con il passato senza illusioni.
La riflessione sul presente

Roccella ha sottolineato come, fin dall’inizio del conflitto israelo-palestinese del 7 ottobre, sia mancata una solidarietà unanime e una reazione di massa per gli ostaggi. «Non ho visto movimenti studenteschi difendere la libertà dei ragazzi, identificandosi in loro», ha osservato, citando anche il voto del senato accademico dell’Università di Bologna contro le collaborazioni con atenei israeliani. Per la ministra, le università dovrebbero essere luoghi di riflessione per comprendere fenomeni come le manifestazioni di sostegno a Hamas tra i giovani occidentali.
Roccella ha poi parlato del 7 ottobre come di una data che ha valicato «una frontiera dell’umano», e ha rimarcato l’assenza di partecipazione collettiva e dolore condiviso per gli eventi, sottolineando la necessità di aprire «una nuova pagina» di riflessione.
La polemica politica
Le parole della ministra hanno provocato dure reazioni. Il senatore Francesco Verducci, vicepresidente della commissione straordinaria contro razzismo e antisemitismo, ha definito le dichiarazioni «deliranti». Irene Manzi, responsabile scuola del Pd, ha sottolineato come definire le visite ad Auschwitz come «gite» sia una strumentalizzazione della memoria della Shoah e un rovesciamento della verità storica.
Anche Angelo Bonelli ha criticato Roccella, parlando di insensibilità verso la tragedia di Gaza e di indifferenza di fronte alla politica israeliana, definita dall’Onu come genocidio. Tra le reazioni più forti c’è stata quella di Liliana Segre, senatrice a vita e sopravvissuta ad Auschwitz. Segre ha dichiarato: «Stento a credere che una ministra della Repubblica, dopo avere definito `gite´ i viaggi di istruzione ad Auschwitz, possa avere detto che sono stati incoraggiati per incentivare l’antifascismo. Quale sarebbe la colpa? Durante la seconda guerra mondiale, in tutta l’Europa occupata dalle potenze dell’Asse, i nazisti, con la collaborazione zelante dei fascisti locali – compresi quelli italiani della RSI – realizzarono una colossale industria della morte per cancellare dalla faccia della terra ebrei, rom e sinti e altre minoranze. La formazione dei nostri figli e nipoti deve partire dalla conoscenza della storia. La memoria della verità fa male solo a chi ha scheletri negli armadi».
La replica di Roccella
La ministra ha risposto accusando la sinistra di strumentalizzare le sue parole: «Mi rendo conto che non sappiano più che pesci prendere», ha detto, ribadendo che i viaggi ad Auschwitz rimangono uno strumento fondamentale per trasmettere la memoria dell’orrore. Tuttavia, Roccella ha aggiunto che ignorare l’antisemitismo contemporaneo, che si manifesta anche attraverso atteggiamenti filo-Hamas e attacchi alle comunità ebraiche in Occidente, significherebbe strumentalizzare la storia senza assumersi responsabilità per il presente.