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Ian Watkins ucciso in carcere dal compagno di cella. I crimini terrificanti

Pubblicato: 12/10/2025 09:44

La notizia della morte di Ian Watkins, ex cantante e fondatore dei Lostprophets, ha fatto il giro del mondo in poche ore. L’artista, 47 anni, è stato ucciso nel carcere di Wakefield, nel nord dell’Inghilterra, dove stava scontando una lunga condanna per crimini sessuali su minori. Secondo le prime informazioni, sarebbe stato sgozzato dal compagno di cella con un oggetto affilato.

Fonti britanniche, tra cui il Daily Mail, riferiscono che l’aggressione è avvenuta all’improvviso, senza alcuna lite precedente. Nonostante l’intervento immediato dei soccorsi, per Watkins non c’è stato nulla da fare: è morto dissanguato prima dell’arrivo dei medici. L’aggressore è stato identificato e posto in isolamento, mentre le autorità hanno avviato un’indagine interna per chiarire la dinamica e le motivazioni dell’attacco.

Foto d'archivio di Ian Watkins con i Lostprophets

Una condanna lunga e un passato segnato dagli abusi

L’ex frontman dei Lostprophets era detenuto dal 2013, dopo essere stato condannato a 29 anni di carcere e a ulteriori 6 di libertà vigilata per una serie di abusi sessuali su minori. Watkins si era dichiarato colpevole di 13 capi d’imputazione, tra cui il tentato stupro di una neonata, la detenzione di materiale pedopornografico e l’incoraggiamento all’abuso su minori attraverso internet.

Durante il processo emersero dettagli inquietanti: il cantante possedeva 27 terabyte di materiale pedopornografico, una quantità enorme di immagini e video. Il giudice sottolineò come Watkins non avesse mostrato “alcun rimorso” per le sue azioni, definendo i suoi crimini di una gravità eccezionale.

Un artista di successo precipitato nell’abisso

Prima della condanna, Ian Watkins era una figura di spicco nella scena musicale britannica. Nato a Pontypridd, in Galles, nel 1977, aveva fondato nel 1997 i Lostprophets, band di alternative metal che tra gli anni Duemila raggiunse la fama internazionale. Con brani di successo come Last Train Home e Rooftops, il gruppo conquistò le classifiche europee e americane, diventando uno dei nomi più noti del nu-metal.

Tutto cambiò nel 2012, quando la polizia inglese fece irruzione nella sua abitazione trovando prove schiaccianti dei suoi crimini. La band si sciolse poco dopo, prendendo pubblicamente le distanze dal cantante. I membri superstiti dichiararono di essere stati “completamente ignari” delle atrocità commesse da Watkins.

Le aggressioni precedenti e l’ombra della vendetta

Non è la prima volta che Watkins veniva preso di mira in carcere. Nel 2023 era già stato accoltellato da tre detenuti in un episodio che aveva fatto scalpore nel Regno Unito. In quell’occasione riuscì a sopravvivere dopo un periodo di ricovero in ospedale, per poi fare ritorno nella sua cella.

Secondo le prime ipotesi, il nuovo attacco potrebbe essere legato a rancori e vendette maturati nel tempo. Nei penitenziari britannici, i condannati per reati sessuali contro minori sono spesso vittime di violenze da parte di altri detenuti. Gli investigatori non escludono dunque che l’assassino abbia agito per odio personale, anche se al momento la motivazione ufficiale resta sconosciuta.

Immagine del carcere di Wakefield, dove è stato ucciso Ian Watkins

La fine di una storia segnata dal male

Con la morte di Ian Watkins si chiude una delle pagine più oscure della musica britannica. Il suo nome, un tempo associato a talento e successo, è diventato sinonimo di orrore e perversione. La sua uccisione riaccende il dibattito sulla sicurezza nelle carceri inglesi e sulle dinamiche di violenza che spesso si consumano dietro le sbarre.

La vicenda lascia dietro di sé un’eredità controversa e dolorosa: quella di un artista che, dopo aver raggiunto la fama, è precipitato in un abisso di crimini e infamia, fino a trovare la morte nel luogo in cui stava scontando le sue colpe.

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Ultimo Aggiornamento: 12/10/2025 10:01

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