
Una tempesta mediatica si è abbattuta su Enrico Mentana in seguito a una sua espressione durante il telegiornale serale di La7. Il noto giornalista è finito al centro delle polemiche dopo aver descritto lo spostamento di civili palestinesi nella Striscia di Gaza come una “transumanza”. L’utilizzo del termine ha sollevato reazioni indignate da parte del pubblico e di numerosi volti noti del mondo dell’informazione e della cultura.
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L’espressione controversa durante il TgLa7
Nel corso dell’edizione serale di venerdì 10 ottobre, Mentana ha annunciato ai telespettatori che sarebbero state trasmesse “le immagini di una folla numerosissima”. Subito dopo ha definito quanto stava per essere mostrato come “una vera e propria transumanza”, riferendosi alla marcia di massa dei cittadini palestinesi verso Gaza City.
Il termine ha immediatamente acceso il dibattito online. In particolare, sui social network come X (ex Twitter) e Instagram, molti utenti hanno giudicato la scelta linguistica del direttore come “incommentabile”, evidenziando la natura del termine, solitamente associato al movimento stagionale degli animali da pascolo a pascolo.
Mentana definisce "transumanza" il ritorno forzato dei profughi di Gaza verso le macerie delle loro case.
— Heather Parisi 🤐 (@heather_parisi) October 11, 2025
La Treccani descrive la transumanza come la migrazione stagionale del bestiame.
Svelata la ragione del perché Mentana si è sempre opposto all'uso del termine genocidio per… pic.twitter.com/I4amApUyK6
L’intervento di Rula Jebreal e il dissenso del mondo culturale
Tra le prime voci a intervenire pubblicamente contro Mentana c’è stata quella di Rula Jebreal, giornalista e scrittrice con origini palestinesi e cittadinanza israeliana. Dal suo profilo social, Jebreal ha definito le parole del direttore del TgLa7 “una grave distorsione” della realtà. “La ‘transumanza’ è una pratica che riguarda lo spostamento stagionale degli animali tra pascoli”, ha sottolineato con fermezza.
Jebreal ha poi aggiunto che le immagini mostravano civili “affamati e bombardati”, persone in fuga da una zona colpita duramente dal conflitto, non mandrie in migrazione. Per la scrittrice, l’utilizzo di un termine simile “rivela una visione profondamente disumana dei palestinesi”, definendo la situazione come parte di un “genocidio coloniale” che, a suo dire, “ha mostrato il meglio e il peggio dell’umanità”.
Alle sue parole si sono aggiunti i commenti del professore Tomaso Montanari, che ha scritto ironicamente: “Cara Rula, te ne stupisci?”, e del rapper e attivista Frankie Hi-Nrg MC, che ha osservato: “Esodo era troppo ebraico come termine”.
Il significato del termine “transumanza” e il peso della parola
La Treccani, punto di riferimento per la lingua italiana, definisce la transumanza come il movimento stagionale di animali di grossa o media taglia tra pianure e montagne, attraverso tratturi e vie naturali, soprattutto in contesti economici poco sviluppati. Un significato tecnico, agricolo e zootecnico, che poco si concilia con il dramma umanitario che si sta consumando a Gaza.
L’uso di questa parola in un contesto di spostamenti forzati di civili, spesso sotto bombardamenti e in condizioni di estrema precarietà, ha quindi suscitato una forte reazione emotiva e culturale. Molti hanno ritenuto che paragonare questi civili a mandrie fosse non solo inappropriato, ma offensivo e disumanizzante.

Nessuna replica da parte del direttore
Fino a questo momento, Enrico Mentana non ha fornito alcuna replica ufficiale alle critiche ricevute. Sotto i suoi post più recenti sui social, i commenti degli utenti continuano ad accumularsi, molti dei quali esprimono sconcerto e rabbia per l’infelice espressione utilizzata in diretta televisiva.
Non è la prima volta che il direttore del TgLa7 viene criticato per il suo modo di raccontare gli eventi in Medio Oriente. Già nei giorni precedenti, Mentana aveva suscitato reazioni per una sua dichiarazione rilasciata durante una puntata di Piazzapulita, sempre su La7, dove aveva affermato: “Anche nelle immagini terribili, io non vedo un genocidio”.
Una vicenda che accende il dibattito sul linguaggio dell’informazione
La questione ha riacceso un tema spesso dibattuto: quello della responsabilità linguistica dei media, soprattutto in contesti di guerra e crisi umanitarie. L’uso delle parole, in particolare quando provengono da figure autorevoli del giornalismo, può contribuire a modellare la percezione pubblica e il senso di umanità nei confronti delle vittime.
Nel caso di Mentana, la scelta del termine transumanza è stata vista da molti non come una semplice svista, ma come un segnale preoccupante di una narrazione distaccata, che rischia di togliere dignità a chi vive una tragedia umana.