
Il vertice di Sharm el-Sheikh ha segnato una giornata che entrerà nella storia del Medio Oriente. Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia, i quattro paesi mediatori dell’intesa, hanno ufficializzato la firma dell’accordo di pace per Gaza davanti a circa venti leader internazionali.
L’intesa arriva dopo mesi di negoziati e ha permesso la liberazione degli ultimi 20 ostaggi israeliani ancora in vita detenuti da Hamas. In cambio, Israele ha avviato il rilascio di oltre 2.000 detenuti palestinesi, molti dei quali con condanne significative. A Tel Aviv, centinaia di persone hanno seguito in diretta lo scambio, tra attesa, commozione e tensione.
DAWN OF A NEW MIDDLE EAST. 🕊️ pic.twitter.com/KyN2cGNsz5
— The White House (@WhiteHouse) October 13, 2025
Trump al centro della scena, ma con toni più istituzionali
Pur in un contesto multilaterale, la giornata ha visto una forte esposizione del presidente statunitense Donald Trump, considerato dai mediatori come una figura determinante per la riuscita dell’accordo. Prima del vertice, Trump aveva fatto tappa in Israele, definendo questo momento l’inizio di una nuova fase per la regione.
Durante l’intervento a Sharm el-Sheikh, ha ringraziato i paesi coinvolti e ha sottolineato che «sono state fatte cose che molti ritenevano impossibili». Ha promesso l’arrivo di aiuti umanitari, cibo e forniture mediche per Gaza, specificando che saranno finanziati dai paesi presenti al tavolo negoziale. Tono trionfale, ma accompagnato da un linguaggio più istituzionale rispetto alle dichiarazioni dei mesi precedenti.
L’Egitto rivendica l’autodeterminazione palestinese
Nello stesso contesto, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha voluto rimarcare che la pace «non può prescindere dal diritto dei palestinesi all’autodeterminazione». Ha invitato la comunità internazionale a considerare questa fase come una opportunità storica per una coesistenza duratura, mettendo al centro la necessità di una soluzione politica stabile e condivisa.
L’Egitto ha confermato che lavorerà alla ricostruzione della Striscia insieme agli altri paesi mediatori, sottolineando che la pace «non sarà completa finché non verrà ristabilita una vita dignitosa per la popolazione civile».
Egyptian President Abdel Fattah Al-Sisi met on Monday with Italian Prime Minister Giorgia Meloni on the sidelines of the Sharm El-Sheikh Peace Summit, in the presence of Foreign Minister Badr Abdelaty and General Intelligence Service Hassan Rashad, according to a presidential… pic.twitter.com/cccC2YmSxk
— Daily News Egypt (@DailyNewsEgypt) October 13, 2025
La premier italiana Meloni: “Giornata storica, più vicini a riconoscimento Palestina”
Quella di oggi è “una giornata storica e sono ovviamente fiera che l’Italia ci sia. Mi piace pensare che sia anche un ringraziamento al lavoro che abbiamo fatto in questi mesi, in particolare sul piano umanitario ma anche sul piano politico, in un supporto costante e silenzioso a tutti gli sforzi che venivano fatti verso una cessazione delle ostilità”. Così la premier italiana Giorgia Meloni, al termine del summit di Sharm el-Sheikh.
Quello avviato oggi “è un percorso molto lungo, noi oggi abbiamo una prima fase ma è anche un’occasione che non si vedeva da tantissimi anni per arrivare a una pace seria, giusta in Medio Oriente, che per me si fonda sempre sulla prospettiva dei due Stati”. Se è più vicino il riconoscimento della Palestina da parte dell’Italia? “Se viene attuato il piano certo che è più vicino. Io punto ad avere uno Stato della Palestina e quindi, quando ci saranno le condizioni che sono state poste anche dal Parlamento, certo”.
Insieme per la Pace pic.twitter.com/DpAwhgLxzU
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) October 13, 2025
Accordo per Gaza, la questione dei corpi degli ostaggi e il protocollo militare in Israele
Sul fronte israeliano resta aperta la questione dei corpi degli ostaggi deceduti. Le Forze di Difesa Israeliane hanno confermato il recupero delle prime quattro salme, annunciando che verrà seguito un protocollo militare con bare avvolte nella bandiera nazionale e lettura di un salmo prima del trasferimento ufficiale. Restano ancora 24 corpi da riconsegnare, tra cui quello di Hadar Goldin, scomparso nel 2014.
Intanto, i primi autobus di detenuti palestinesi liberati hanno raggiunto l’ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia. Il Ministero della Salute di Gaza ha confermato che è in corso la presa in carico sanitaria dei rilasciati, molti dei quali in condizioni di salute precarie dopo anni di detenzione.

Accordo per Gaza: un equilibrio fragile, ma un punto di svolta
L’accordo non chiude le ferite del conflitto, ma segna una svolta simbolica e politica. Con la comunità internazionale riunita e la liberazione simultanea di ostaggi e detenuti, la giornata di Sharm el-Sheikh appare come uno dei momenti più rilevanti degli ultimi anni per la diplomazia mediorientale.
Resta ora da capire se questo consenso potrà trasformarsi in un percorso concreto verso la soluzione dei due Stati, obiettivo più volte richiamato dai leader presenti, ma mai davvero realizzato.


