
La tensione nella capitale del Belgio ha raggiunto un livello che le autorità definiscono ormai “drammatico”. A dichiararlo è stato il ministro della Difesa belga Theo Francken, che in un’intervista al quotidiano Le Soir non ha escluso la possibilità di vedere truppe militari schierate per le strade di Bruxelles nei prossimi mesi. Il rischio, secondo il responsabile della difesa nazionale, non è solo legato alla sicurezza pubblica, ma anche alla crescente instabilità politica e sociale che attraversa la città.
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Francken: “Non confermo né smentisco”
Durante l’intervista, Theo Francken ha precisato di non aver mai rilasciato una dichiarazione ufficiale sull’imminente invio delle truppe, ma allo stesso tempo non ha smentito che il tema sia all’ordine del giorno. “È possibile schierare le truppe nelle strade entro la fine dell’anno? Non ho detto ‘sì’, ma non ho nemmeno detto ‘no'”, ha spiegato il ministro, rispondendo a quanto riportato da alcuni organi di stampa.
Secondo Francken, il problema non riguarda solo l’ordine pubblico, ma coinvolge una serie di criticità strutturali che affliggono la capitale belga. La questione, ha precisato, rimane aperta e sarà valutata in base all’evolversi della situazione sul campo. Nonostante le smentite parziali, le sue parole lasciano intendere che l’ipotesi di un coinvolgimento dell’esercito belga nella gestione dell’ordine urbano non sia più un tabù.

Pressioni dal Ministero dell’Interno
A confermare la delicatezza del momento è il fatto che il Ministro della Sicurezza e dell’Interno, Bernard Quentin, avrebbe già contattato ufficialmente il Ministero della Difesa per avanzare una richiesta formale di supporto militare. La richiesta riguarda il pattugliamento delle strade della capitale, dove la criminalità di strada e l’instabilità sociale hanno superato i livelli di guardia. L’intervento dell’esercito, in questo contesto, sarebbe inteso come una misura straordinaria per rafforzare la presenza dello Stato in alcune zone della città considerate particolarmente critiche.
Già nel mese scorso, Bernard Quentin aveva pubblicamente parlato della possibilità che unità dell’esercito venissero dispiegate a Bruxelles prima della fine dell’anno. Il motivo principale sarebbe l’incapacità della polizia locale di affrontare da sola l’aumento della violenza e del disordine.
Scenario incerto e tensioni crescenti
Le parole del ministro Francken, pur mantenendo un tono istituzionale e prudente, non nascondono la gravità della situazione. Descrivere lo scenario come “drammatico” evidenzia una crisi che va oltre il semplice incremento dei reati. Si tratta, a quanto emerge dalle dichiarazioni ufficiali, di un problema sistemico, che coinvolge non solo le forze dell’ordine, ma anche il tessuto sociale e la tenuta delle istituzioni.
L’eventuale presenza di soldati nelle strade di Bruxelles aprirebbe una fase nuova per la gestione dell’ordine pubblico in Belgio. Una scelta che potrebbe avere forti ripercussioni anche sul piano politico, vista la delicatezza del rapporto tra potere civile e potere militare in una democrazia occidentale.

L’esercito come extrema ratio
Al momento, nessuna decisione definitiva è stata presa. Tuttavia, l’ammissione che la questione sia oggetto di discussione ad alti livelli e la richiesta già avanzata dal Ministero dell’Interno indicano che l’impiego delle forze armate in ambito urbano non è più un’ipotesi remota. La difficoltà della polizia a contrastare fenomeni di criminalità sempre più aggressivi rischia di spingere il governo verso soluzioni drastiche.
Restano da chiarire i contorni di una possibile operazione militare interna, sia in termini di durata che di modalità operative. Ciò che appare certo, al momento, è che la crisi di Bruxelles ha raggiunto un punto critico, tanto da portare il governo a valutare l’intervento dell’esercito come unica risposta possibile per garantire la sicurezza e il controllo del territorio.