
Un’esplosione improvvisa, un intervento ordinario trasformato in tragedia, tre servitori dello Stato che hanno perso la vita mentre svolgevano il proprio dovere. La notizia della morte di tre carabinieri durante uno sgombero abitativo ha scosso l’Italia intera, riportando al centro del dibattito pubblico il tema della sicurezza delle forze dell’ordine, degli sgomberi forzati, della legalità e delle occupazioni abusive.
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Il dolore per quanto accaduto è stato unanime, ma non sono mancate polemiche, soprattutto dopo la pubblicazione di un post su X (ex Twitter) da parte del giornalista e conduttore televisivo Mario Giordano, che ha utilizzato toni molto netti per denunciare — a suo dire — l’eccessiva tolleranza verso chi infrange la legge. Il suo intervento, accompagnato dagli hashtag #carabinieri e #sgomberiamolitutti, ha generato un acceso dibattito sui social e nel panorama politico.
La tragedia durante lo sgombero: tre militari uccisi da un’esplosione
Il dramma si è consumato in un contesto che doveva essere sotto controllo. I carabinieri, intervenuti per eseguire lo sgombero di un’abitazione occupata abusivamente, sono stati travolti da una violenta esplosione provocata — secondo le prime ricostruzioni — dagli stessi occupanti dell’immobile. Le vittime, tre militari dell’Arma, sono morte sul colpo, mentre altri agenti e personale sanitario presente sul posto sono rimasti feriti o sotto shock.

L’evento ha provocato sconcerto e rabbia, anche per il fatto che gli autori del gesto — veri e propri attentatori — sembrerebbero aver agito con premeditazione, preparando l’esplosivo per resistere all’intervento delle autorità. Una dinamica che ha suscitato interrogativi sulla gestione di queste situazioni, spesso al limite tra ordine pubblico, tensione sociale e povertà estrema.
Mario Giordano su X: “Ora basta. Sgomberiamoli tutti”
A poche ore dalla tragedia, Mario Giordano ha scritto un post che ha diviso l’opinione pubblica. Il giornalista ha espresso il proprio dolore per i carabinieri uccisi, ma ha anche colto l’occasione per lanciare un attacco diretto alla presunta tolleranza verso gli abusivi: “Grandissimo dolore per i #carabinieri morti. In questi anni c’è stata troppa tolleranza per violenti e occupanti abusivi. E troppa gente dalla parte di chi infrange la legge. Ora basta. #sgomberiamolitutti”.
Le sue parole sono state interpretate da molti come una presa di posizione politica netta, volta a denunciare l’atteggiamento, a suo dire, troppo permissivo dello Stato nei confronti delle occupazioni illegali. Per Giordano, la tragedia sarebbe l’ennesima conseguenza di una cultura dell’impunità che ha finito per minacciare anche chi la legge la fa rispettare.
grandissimo dolore per i #carabinieri morti. In questi anni c'è stata troppa tolleranza per violenti e occupanti abusivi. E troppa gente dalla parte di chi infrange la legge. Ora basta. #sgomberiamolitutti
— Mario Giordano (@mariogiordano5) October 14, 2025
Il dibattito: legalità o strumentalizzazione?
Il post ha avuto ampia eco mediatica, scatenando una raffica di commenti, repliche e reazioni. Da una parte, chi ha condiviso il messaggio di Giordano ha sottolineato la necessità di ripristinare l’autorità dello Stato e di non cedere al ricatto di chi occupa abusivamente immobili, spesso pubblici. Dall’altra, molti hanno accusato il giornalista di strumentalizzare una tragedia per portare avanti una propria battaglia ideologica.
Diversi utenti hanno sottolineato che, pur nella gravità dell’accaduto, occorre evitare semplificazioni pericolose, ricordando che le occupazioni spesso nascono da situazioni di disagio economico, esclusione sociale e carenze strutturali dell’edilizia popolare. Un utente ha scritto: “Anche chi occupa è vittima di un sistema che non garantisce un tetto. Non giustifica la violenza, ma non si può risolvere tutto con la repressione”.
Altri hanno ricordato che gli sgomberi sono sempre ad alto rischio e che occorre maggior attenzione nella gestione operativa, per proteggere tanto le forze dell’ordine quanto le persone coinvolte, spesso famiglie, anziani, migranti o senzatetto.
Forze dell’ordine sotto attacco: un clima sempre più teso
La morte dei tre carabinieri durante uno sgombero è solo l’ultimo episodio di una lunga serie che vede le forze dell’ordine esposte a pericoli crescenti. Tra tensioni sociali, disagio abitativo e crescente conflittualità nelle periferie urbane, gli agenti spesso si trovano a operare in contesti esplosivi, dove una scintilla può bastare a trasformare un intervento in un dramma.
Negli ultimi anni, numerose sigle sindacali hanno denunciato la scarsità di risorse, mezzi e protezioni per chi è chiamato a far rispettare la legge in situazioni complesse e delicate. In questo senso, la tragedia diventa anche un campanello d’allarme per lo Stato: serve una riflessione seria su come coniugare legalità e sicurezza, evitando che chi indossa una divisa diventi bersaglio di violenza.
Il tema delle occupazioni abusive tra emergenza e ideologia
Al di là delle reazioni a caldo, l’episodio rilancia un dibattito mai risolto: quello sulle occupazioni abusive, fenomeno diffuso soprattutto nelle grandi città, alimentato da emergenza abitativa, povertà crescente e assenza di politiche pubbliche efficaci. Secondo recenti dati, migliaia di famiglie vivono in immobili occupati, spesso senza alternative e in condizioni precarie.

Per alcuni, ogni occupazione è un atto illegale da sanzionare senza esitazione. Per altri, invece, è il sintomo di un problema più profondo, da risolvere con strumenti sociali e non solo repressivi. L’hashtag #sgomberiamolitutti, lanciato da Giordano, ha polarizzato il dibattito proprio su questa linea di frattura.
Ma mentre la politica si divide, sul campo restano i cadaveri di tre servitori dello Stato, vittime di una spirale di tensione che chiede risposte urgenti e un cambio di passo concreto.
La domanda che resta: come si prevengono altre tragedie?
L’Italia si interroga oggi su come evitare che tragedie simili possano ripetersi. Più controlli? Maggiore intelligence? Rafforzamento degli organici? O forse serve anche ripensare le politiche abitative e sociali, per disinnescare alla radice i conflitti che possono sfociare nella violenza?
Quel che è certo è che la morte di tre carabinieri non può essere derubricata a semplice incidente operativo. È lo specchio di un fallimento collettivo, in cui legalità, sicurezza e giustizia sociale sono entrate in collisione. E in cui, al di là degli hashtag, resta il dovere di trovare soluzioni reali, non slogan.