
Il terzo occupante del casolare di Castel D’Azzano fuggito subito dopo l’esplosione è stato rintracciato e fermato dai carabinieri. Si tratta di Franco Ramponi, di 65 anni, sorpreso dai militari del Nucleo investigativo in una campagna di sua proprietà. L’uomo non ha opposto resistenza.
Erano già noti alle forze dell’ordine per episodi simili, i tre fratelli responsabili della devastante esplosione che ha provocato la morte di tre carabinieri e il ferimento di altre quindici persone a Castel d’Azzano, nel Veronese. Si tratta di Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, agricoltori e allevatori in difficoltà economiche. Quella che nella notte tra lunedì e martedì 14 ottobre si è trasformata in una strage di Stato, era una tragedia già sfiorata due volte nel 2024, quando gli stessi fratelli avevano tentato di far esplodere l’abitazione per opporsi a uno sfratto.

Due precedenti tentativi di esplosione
La prima volta risale all’ottobre dello scorso anno, la seconda al 24 novembre 2024. In entrambe le occasioni, i fratelli Ramponi si erano opposti all’arrivo dell’ufficiale giudiziario aprendo una bombola di gas e saturando l’abitazione di via San Martino. «Eravamo disposti a farci saltare aprendo il gas; la casa ne era piena. D’altronde è quello che vogliono», aveva dichiarato allora Maria Luisa Ramponi, spiegando la disperazione che li aveva spinti a quel gesto estremo. In una delle due circostanze, Franco e Maria Luisa erano saliti sul tetto con una tanica di benzina, pronti a dare fuoco alla casa. Solo l’intervento dei vigili del fuoco e dei carabinieri riuscì a evitare la tragedia. Dopo una lunga trattativa, i due vennero recuperati con le scale e messi in salvo, mentre i locali venivano arieggiati e messi in sicurezza.

I fermi dopo l’esplosione
Secondo quanto riferito da fonti investigative, Dino e Maria Luisa Ramponi sono stati fermati subito dopo l’esplosione. Entrambi hanno riportato gravi ustioni e sono stati trasportati d’urgenza in ospedale. Il terzo fratello, Franco Ramponi, 65 anni, è invece riuscito inizialmente a fuggire nei campi circostanti. È stato rintracciato e fermato alcune ore dopo, in un terreno di sua proprietà, dove non avrebbe opposto resistenza. L’esplosione, che ha completamente distrutto il casolare, sarebbe stata innescata intenzionalmente nel momento in cui i militari hanno tentato l’accesso, causando una deflagrazione devastante che ha investito carabinieri, vigili del fuoco e agenti di polizia.
Le origini del dramma familiare
Dietro a questa vicenda si nasconde una storia di debiti, incomprensioni e rancori che affonda le radici nel 2014. Secondo la ricostruzione fornita da Maria Luisa, tutto sarebbe iniziato quando un terzo fratello, oggi deceduto, avrebbe acceso un mutuo falsificando la firma di un parente. L’uomo, nel 2019, avrebbe ammesso l’inganno e nel 2021 si sarebbe autodenunciato. Tuttavia, nel frattempo, erano già partite le procedure di pignoramento di case e terreni, con la nomina di un custode giudiziario e una lunga serie di aste immobiliari. Gli immobili, secondo la sorella, sarebbero stati «deprezzati e praticamente svenduti», portando la famiglia in una spirale di disperazione economica e rabbia.
Un anno fa il primo allarme
Già nel novembre 2024 i fratelli avevano messo in atto un gesto quasi identico. Dopo aver chiuso tutte le porte e finestredella casa e aperto le bombole del gas, erano saliti sul tetto con una tanica di benzina e un accendino, minacciando di far esplodere tutto. Le forze dell’ordine riuscirono a salvarli in extremis. Quell’episodio, però, non bastò a interrompere la spirale di tensione. Le autorità disposero nuove verifiche e seguirono ulteriori atti giudiziari per il recupero dell’immobile, ma la famiglia continuò a rifiutare ogni dialogo.
La tragedia di ottobre
La notte del 14 ottobre la scena si è ripetuta, ma questa volta con un esito devastante. L’abitazione era completamente satura di gas quando i militari hanno tentato l’accesso. All’apertura della porta d’ingresso si è verificata una violenta esplosione che ha distrutto l’edificio e travolto le squadre dei carabinieri, dei vigili del fuoco e della polizia. Tre militari dell’Arma sono morti sul colpo, mentre altri quindici operatori sono rimasti feriti. «È una tragedia che lascia senza parole», ha dichiarato il procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, arrivato sul posto poche ore dopo. «I carabinieri hanno agito in massima sicurezza, ma l’esito è stato inaspettato e dolorosissimo».
Il precedente ignorato e le indagini
Gli inquirenti stanno ora verificando perché, nonostante i precedenti tentativi, i fratelli non siano stati sottoposti a misure di sorveglianza o a un intervento preventivo di carattere sanitario e psicologico. L’episodio del novembre 2024, infatti, avrebbe potuto rappresentare un chiaro campanello d’allarme. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di «una tragedia che mostra la pericolosità e la difficoltà di certe operazioni», spiegando che «è probabile che qualcuno dall’interno abbia attivato una bombola del gas».
Dolore e indignazione
L’intera comunità di Castel d’Azzano è sotto shock. Il sindaco ha proclamato il lutto cittadino, mentre numerosi cittadini si sono riuniti davanti alla caserma dei carabinieri con fiori e candele per onorare le vittime. Le indagini proseguono per accertare le responsabilità precise dei tre fratelli Ramponi, mentre resta l’amarezza per una tragedia annunciata da anni, consumata nel silenzio di una famiglia schiacciata dai debiti e dalla disperazione.