
Le parole della cantante israeliana Noa, simbolo internazionale della pace e del dialogo, hanno riacceso un dibattito già incandescente. Le sue dichiarazioni sulla necessità di coesistenza tra israeliani e palestinesi, unite a una dura condanna del premier Benjamin Netanyahu, hanno generato reazioni immediate e contrastanti. Tra le repliche più forti quella di Chef Rubio, ex cuoco televisivo noto per le sue posizioni radicali a favore della causa palestinese, che su X (ex Twitter) ha risposto con toni durissimi, accusando Israele di essere un’entità coloniale e negando la possibilità di coesistenza con chi definisce “carnefici”.
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Un botta e risposta che va oltre il semplice scontro di opinioni e si inserisce nel cuore del conflitto israelo-palestinese, dove le parole diventano strumenti di lotta politica e identitaria.
Le parole di Noa: coesistenza come unica possibilità
Nel corso di un’intervista, Noa – artista da anni impegnata nella promozione del dialogo tra i due popoli – ha ribadito la sua visione di una soluzione condivisa al conflitto:
“Dal fiume al mare ci sono due popoli, la coesistenza è la nostra unica possibilità. Dobbiamo accettarlo”, ha detto.
La cantante non ha però risparmiato critiche durissime al primo ministro israeliano, dichiarando: “Per me il premier Netanyahu resta un criminale. Mi spaventa l’idea che la gente possa perdonarlo. Il trauma resta, per curarci ci vorrà tempo. Poi cambieremo strada”.
Una presa di posizione che ha attirato l’attenzione di media internazionali e attivisti di entrambe le parti, proprio perché arriva da una voce interna alla società israeliana ma critica verso il proprio governo. L’idea di “cambiare strada” è stata letta da alcuni come una speranza di pacificazione, da altri come un messaggio ambiguo.

La replica feroce di Chef Rubio su X
Tra coloro che hanno rigettato con veemenza le parole di Noa, spicca Chef Rubio, da tempo attivo sui social con contenuti pro-palestinesi. La sua risposta alla cantante è stata durissima e ha generato migliaia di interazioni:
“Cambierete strada? Finalmente ve ne andrete dalla Palestina e permetterete a milioni di palestinesi in esilio, di tornare dopo un secolo? Bene! L’unico popolo è quello palestinese: non si coesiste coi carnefici, con chi stupra, uccide, mente e ruba nel nome del culto messianico”.
Un messaggio che nega esplicitamente l’esistenza dello Stato di Israele come entità legittima e rilancia una visione radicale del conflitto: non due popoli, ma uno solo – quello palestinese – in lotta contro un oppressore illegittimo.
Le parole di Chef Rubio non sono nuove per chi lo segue, ma stavolta hanno fatto particolare rumore perché indirizzate a una figura come Noa, che si è sempre dichiarata critica verso la destra israeliana e vicina al mondo pacifista.
Cambierete strada? Finalmente ve ne andrete dalla Palestina e permetterete a milioni di palestinesi in esilio, di tornare dopo un secolo? Bene! L’unico popolo è quello palestinese: non si coesiste coi carnefici, con chi stupra, uccide, mente e ruba nel nome del culto messianico pic.twitter.com/UIHCtGy8ZY
— Rubio 🔻 (@rubio_chef) October 14, 2025
Due visioni inconciliabili sul futuro della Palestina
Il confronto tra Noa e Chef Rubio rappresenta due narrazioni radicalmente opposte sul conflitto:
- Noa propone una visione in cui entrambi i popoli devono riconoscersi a vicenda e trovare forme di convivenza pacifica, pur senza nascondere le colpe del proprio governo.
- Chef Rubio, al contrario, sostiene che non ci possa essere alcuna coesistenza tra occupati e occupanti, tra chi ha subito una pulizia etnica e chi, secondo la sua lettura, continua ad esercitare violenza in nome di un progetto coloniale.
In questa polarizzazione, si perde spesso lo spazio per una discussione che tenga conto della complessità storica e politica del conflitto, ridotto sempre più a slogan contrapposti.
Reazioni social: tra solidarietà e accuse
Sui social, l’intervento di Chef Rubio ha ricevuto tanto sostegno quanto critiche. I suoi sostenitori ne lodano il coraggio e la coerenza, mentre altri lo accusano di antisemitismo e di usare un linguaggio che nega il diritto all’esistenza di un intero popolo.
Anche le parole di Noa sono state oggetto di polemiche. Alcuni utenti l’hanno accusata di ingenuità politica, mentre altri la difendono come una delle poche voci israeliane che parlano apertamente contro la guerra e a favore di una soluzione giusta per entrambi i popoli.
Il ruolo delle voci pubbliche in un conflitto senza tregua
Il caso Noa–Chef Rubio pone una questione fondamentale: che ruolo hanno le personalità pubbliche nel dibattito su un conflitto che lacera da decenni la comunità internazionale?
Da un lato c’è chi, come Noa, cerca di usare la propria visibilità per costruire ponti, anche pagando il prezzo dell’isolamento all’interno del proprio paese. Dall’altro, figure come Chef Rubio usano il proprio spazio per denunciare ciò che considerano crimini storici, spesso con toni che oltrepassano i limiti del linguaggio diplomatico.
In entrambi i casi, il rischio è che le parole diventino armi retoriche, capaci di infiammare ulteriormente un terreno già minato, anziché contribuire alla costruzione di una narrazione comune.
Un confronto che riflette la frattura dell’opinione pubblica
Le dichiarazioni di Noa e la replica di Chef Rubio riflettono in pieno le fratture che attraversano l’opinione pubblica internazionale sul conflitto israelo-palestinese. Da una parte chi crede ancora nella coesistenza, dall’altra chi sostiene che senza giustizia e decolonizzazione non ci possa essere pace.
In mezzo, milioni di persone che assistono impotenti a una tragedia che si consuma da decenni, cercando – nel disordine delle opinioni e delle emozioni – un filo di verità, una prospettiva che non sia solo ideologica ma umana.