
Chiara Appendino ha minacciato le dimissioni durante l’assemblea dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, riunitasi martedì sera per discutere l’esito delle regionali in Toscana. Una mossa inaspettata ma che, riferiscono fonti presenti allo scambio, è stata motivata da un clima giudicato autoassolutorio, poco incline all’analisi critica del voto.
Il risultato è stato infatti deludente: il M5s ha ottenuto il 4,4%, un dato ben al di sotto sia del 7% raccolto nel 2020, sia del 15% del 2015, quando però il Movimento correva da solo. In questa tornata, invece, i pentastellati avevano accettato, obtorto collo, un’alleanza con il PD e i centristi. Una scelta che non ha convinto l’elettorato di base, né ha mobilitato il territorio.
Molti attivisti hanno disertato le urne e una parte del voto, secondo l’analisi interna, potrebbe essere defluita verso l’astensione o, in misura minore, verso candidati più radicali come Antonella Bundu di Potere al Popolo. Come già avvenuto nelle Marche, la sensazione è che l’identità originaria del Movimento si stia smarrendo nell’alleanza di campo largo.

Per Appendino, il punto è proprio questo: serve una riflessione strategica, tanto interna quanto esterna. Sul primo versante, la richiesta è quella di ridefinire le priorità programmatiche, recuperando alcuni temi identitari che nel tempo si sono offuscati. Sul secondo, emerge una critica sempre più forte all’efficacia dell’alleanza strutturale con il centrosinistra.
L’ex sindaca di Torino avrebbe sottolineato come l’attuale linea politica stia logorando la credibilità del Movimento, senza generare risultati elettorali tangibili. In altre parole, si sta pagando il prezzo di una perdita di coerenza, senza ottenere in cambio né governabilità, né rappresentanza.
La giornata odierna sarà per Appendino densa di colloqui con i vertici del Movimento. Incontri previsti con Giuseppe Conte, ma anche con figure di primo piano della dirigenza pentastellata, per valutare il futuro assetto politico. Sul tavolo, secondo indiscrezioni, anche l’ipotesi di un congresso anticipato, o quantomeno una verifica della leadership.
Tutto questo avviene in un momento delicato, con il prossimo test cruciale in Campania, dove correrà uno dei nomi più pesanti dei Cinque Stelle, Roberto Fico. Un buon risultato potrebbe rinvigorire il fronte interno e contenere la frustrazione emersa dopo il voto toscano. In caso contrario, si aprirebbe una fase ancora più incerta.
Anche se Fico potrà contare su una lista personale, sarà il consenso al simbolo M5s a essere sotto osservazione. Ed è proprio questo che preoccupa Appendino e gli altri dirigenti più sensibili al tema dell’identità politica: senza una direzione chiara, il Movimento rischia di continuare a perdere peso e voce, sia nei territori che a livello nazionale.