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“Pura e sincera, cosa cercava nella vita”. Pamela uccisa dal compagno, il dolore di Vladimir Luxuria

Pubblicato: 15/10/2025 14:38

Vladimir Luxuria aveva conosciuto Pamela Genini dieci anni fa, quando la giovane – allora diciannovenne – partecipò al reality L’Isola di Adamo ed Eva, in onda su Deejay Tv. Martedì Pamela è stata uccisa a Milano dal compagno, Gianluca Soncin, in quello che è stato riconosciuto come un ennesimo caso di femminicidio. «Sono sconvolta – racconta Luxuria –. È la prima volta che una persona che conosco viene uccisa in questo modo».

Luxuria la descrive come una persona “pura e sincera”, lontana dallo stereotipo della ragazza in cerca di fama. «Non era lì per soldi o visibilità, cercava davvero l’amore. Pamela era una ragazza speciale, un vero raggio di sole. Dopo la trasmissione andavamo a mangiare insieme, ci facevamo il bagno. Aveva un sorriso pieno di vita e di sogni».

La notizia della morte l’ha colta alla sprovvista. «All’inizio non avevo capito che fosse proprio lei. Poi ho parlato con Riccardo, un altro concorrente, e la realtà ci è piombata addosso. Quando si sente di un femminicidio si prova sempre dolore, ma questa volta è stato diverso. Non ci si deve mai abituare a questi episodi, anche se sono fin troppi».

A sconvolgere Luxuria è stato anche il contesto in cui è avvenuto il delitto. «Sembra quasi una morte annunciata. I vicini sentivano urla, e Pamela aveva una parola in codice, “Glovo”, per chiedere aiuto. Questo significa che c’erano segnali d’allarme. Serviva più protezione, più prevenzione».

Parlando del suo carattere, Luxuria ricorda una giovane donna «bellissima, ma ancora più bella perché non si atteggiava». E aggiunge: «Quando passava si giravano persino i sassi, ma lei era umile e vera. Si raccontava con dolcezza e forza. Non cercava il riflettore, credeva nell’incontro sincero».

Luxuria è convinta che la morte di Pamela potesse essere evitata. «Forse era troppo buona, troppo fiduciosa. Aveva trovato il coraggio di lasciarlo, ma lui, come troppi uomini prigionieri di una cultura patriarcale, non accettava il rifiuto. Alcuni credono di avere il diritto di decidere sulla vita delle donne. Non è amore, è controllo e violenza».

Il problema, secondo lei, è culturale e profondo. «In Italia non è più solo un’emergenza, è un fallimento sociale. Bisogna partire dalle scuole, con l’educazione al rispetto e all’affettività. Se non si cambia da piccoli, si cresce con l’idea sbagliata che una donna sia una proprietà».

Luxuria racconta di aver provato a immaginare le urla di Pamela, le sue richieste d’aiuto, le 24 coltellate ricevute. «È una tragedia atroce che non possiamo più permetterci di ignorare. Ogni femminicidio è una sconfitta collettiva. Non servono solo parole, bisogna agire subito».

Il suo appello finale è chiaro: «Per Pamela, per tutte le donne uccise, non dobbiamo restare in silenzio. Ogni voce può diventare un’arma contro la violenza di genere. Ogni storia deve essere ricordata, per non permettere che accada ancora».

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