
La vita di F.D., imprenditore di Sant’Omobono, si è fermata alle 21.40 di martedì 14 ottobre, in un istante che lui stesso descrive come «un precipizio». È l’ora in cui riceve la chiamata disperata di Pamela Genini, la sua ex fidanzata, che gli chiede aiuto da un appartamento di via Iglesias 33 a Milano. Quando arriva, è già troppo tardi: la 29enne bergamasca è stata massacrata con 24 coltellate dal compagno Gianluca Soncin, ora ricoverato al Niguarda per due ferite auto-inflitte e fermato con l’accusa di omicidio pluriaggravato.
«Non sono riuscito a salvarla. Questo è il peso più grande che mi resta da portare. Sarà l’ultimo miglio della mia vita», dice F.D., ancora sotto choc. L’imprenditore, intercettato da Il Corriere della Sera dopo otto ore di interrogatorio in questura, fatica a trovare le parole: «Quello che è successo stanotte è già tutto nelle carte. È stato un film dell’orrore». Poi si ferma, e aggiunge con voce rotta: «So che il mio racconto potrebbe aiutare tante donne, perché queste cose non devono più succedere. E potrebbe fare quello che non sono riuscito a fare io: salvarla».
F.D. e Pamela erano rimasti in buoni rapporti, uniti da una profonda amicizia e dalla vicinanza dei paesi d’origine. «Siamo tutti e due della Valle Imagna – racconta –. Lei era di Strozza, ci siamo conosciuti a una festa di compleanno in piscina a casa mia. Mi raccontava tutto, e io l’ho sempre aiutata. Non le ho mai voltato le spalle».
Pamela gli aveva confidato le violenze e le minacce subite dal compagno: «Per un periodo aveva sperato che le cose potessero cambiare, ma poi non ci credeva più. Era una donna solare, e si sentiva subito che c’era tanto di buono in lei. E proprio perché era così buona, è successo quello che è successo».
Con voce spezzata, F.D. cerca di dare un senso al dolore: «È successo come quando un’edera cresce attorno a una pianta e un po’ alla volta la uccide». Poi il monito finale, rivolto a chiunque possa trovarsi di fronte a una situazione simile: «Se vedete certe cose, denunciate. È un dovere di ogni persona e di ogni cristiano. Non si può spezzare una vita a 29 anni. Pamela oggi chiede giustizia, per sé e per tutte le donne».
L’ultimo pranzo con l’amica Elisa: “Con Gianluca le cose si erano stabilizzate”
Elisa, la migliore amica, ha raccontato in trasmissione a Gianluigi Nuzzi: “Ieri eravamo a pranzo a Lugano, voleva parlarmi perché aveva intenzione di studiare psicologia all’università, dovevo spiegarle come funzionava la piattaforma online dell’università a cui voleva iscriversi. Era molto felice, stava per diventare zia e questo la rendeva molto felice. Con Gianluca il rapporto sembrava essersi stabilizzato e forse è stato questo l’errore, dare fiducia a una persona che non voleva il suo bene. Lei era indecisa se denunciarlo, non so se lo ha fatto, ma questo prima dell’estate, verso febbraio-marzo. Gli scatti d’ira credo fossero improvvisi, se fosse stata una cosa continua Pamela si sarebbe allontanata, era solare e piena di vita, non avrebbe mai rischiato. Lui sarà stato molto bravo a non farle capire che era in pericolo”. Nel corso del programma sono anche state mostrate le foto che Pamela aveva fatto in occasione di precedenti violenze: immagini terribili.
