
L’attenzione mediatica è puntata sul carcere di San Vittore a Milano, dove l’interrogatorio di Gianluca Soncin, il 52enne accusato dell’omicidio pluriaggravato di Pamela Genini, è imminente. L’arrivo della pubblico ministero Alessia Menegazzo e della procuratrice aggiunta Letizia Mannella segna l’avvio formale di un procedimento che scuote l’opinione pubblica, gettando luce sui lati oscuri di una relazione terminata nel sangue.
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Gianluca Soncin è reo confesso (per quanto riguarda il ritrovamento sul posto), fermato per aver sferrato almeno 24 coltellate alla 29enne, la cui colpa era stata quella di voler porre fine alla relazione. L’efferatezza del gesto, avvenuto a Milano in un contesto di pregressa violenza domestica, rende il caso di particolare gravità. Il 52enne, originario di Biella ma con trascorsi tra Pordenone e Cervia, ha tentato di simulare un suicidio ferendosi lievemente alla gola alla vista delle forze dell’ordine, un gesto che, dopo le cure in ospedale, lo ha condotto direttamente a San Vittore.
La Procura ha già inoltrato al gip Tommaso Perna la richiesta di convalida del fermo e l’applicazione della custodia cautelare in carcere, un passaggio procedurale cruciale per assicurare l’indagato alla giustizia.

Confusione e la facoltà di non rispondere
Nelle ore immediatamente successive all’arresto, Gianluca Soncin si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande della pm Alessia Menegazzo. Una scelta che la sua legale, l’avvocata Simona Luceri, ha motivato con lo stato di shock e confusione del suo assistito.
«Era confuso, anche fisicamente dopo il gesto che aveva fatto su sé stesso, e non ha detto nulla nemmeno con me su quanto era accaduto» ha spiegato l’avvocata Luceri. Un breve incontro, avvenuto mercoledì mattina prima del trasferimento in carcere, è servito solo a discutere «questioni tecniche del procedimento», dato che l’uomo non era ancora in uno stato di lucidità sufficiente. L’avvocata ha in programma di incontrare nuovamente Soncin prima dell’udienza di convalida per definire se l’uomo deciderà di rispondere alle domande del gip.
Il Passato turbolento: dalle truffe milionarie alle violenze
L’analisi del passato di Gianluca Soncin rivela un quadro complesso e problematico, segnato da precedenti penali di rilievo. Già nel 2010, l’uomo era finito in manette, arrestato dalla Guardia di finanza di Ascoli con l’accusa di associazione a delinquere.
Il contesto era una vasta operazione, coordinata dalla procura di Termini Imerese, volta a smantellare un’organizzazione transnazionale, operante tra Germania e Italia, specializzata nella truffa ai danni dell’erario attraverso l’evasione dell’Iva su auto di lusso vendute a prezzi stracciati. Milioni di euro sottratti al fisco grazie all’utilizzo di società fittizie come la Orion e la Coimpex di Salvezzano Dendro, amministrate da Gianluca e Lamberto Soncin tramite prestanome. Un precedente che evidenzia una pregressa familiarità con il mondo criminale e le violazioni della legge.

L’Incubo delle violazioni e delle minacce
La relazione tra Gianluca Soncin e Pamela Genini, iniziata a marzo del 2024 dopo essersi conosciuti tramite un’amica, si è presto trasformata in un incubo di violenza e controllo. La coppia si era subito trasferita a casa di lui in via Iglesias a Milano. I vicini descrivono Pamela come gentile, in netto contrasto con Soncin, descritto come schivo e silenzioso.
Il racconto dell’ex fidanzato di Pamela, F. D., e dell’amica Nicole a Mattino Cinque ha svelato un clima di terrore: violenza fisica, minacce e un controllo ossessivo che impediva a Pamela di vedere o sentire le sue amiche, e che la costringeva, a detta del suo ex, all’uso di sostanze psicotrope.
Gli episodi di violenza si sono moltiplicati: un’aggressione con calci e pugni e un tentativo di buttarla dal balcone durante un viaggio all’Elba nell’estate del 2024; un’altra aggressione durante una gita a Venezia a settembre dello stesso anno; un occhio tumefatto mostrato in foto all’amica Nicole; e, un anno prima, il lancio di una valigia per gelosia.
La volontà di Pamela di chiudere la relazione, manifestata ad aprile, si è scontrata con le minacce di Soncin: «Se mi lasci t’ammazzo, e ammazzo tua madre». Una minaccia che Pamela aveva confidato al suo ex, manifestando la sua paura. Il 9 maggio è intervenuta la polizia in casa per una lite, un segnale evidente della degenerazione del rapporto.
La spirale di violenza è culminata in agosto, quando lui le ha puntato una pistola alla pancia, e sabato scorso, quando, durante una gita a Padova, l’ha schiaffeggiata e minacciato di ucciderle il cane. Dopo quest’ultimo episodio, Pamela lo aveva cacciato di casa, senza sapere che l’uomo aveva fatto una copia delle chiavi, le stesse usate martedì per compiere il femminicidio.
La Mobilitazione contro la violenza sulle donne
Mentre le indagini proseguono, il quartiere di Gorla a Milano, teatro del delitto, si mobilita per onorare la memoria di Pamela Genini e lanciare un messaggio forte contro la violenza sulle donne.
Il primo appuntamento è fissato per giovedì alle 18 presso la panchina rossa in via Stefanardo Da Vimercate angolo via Cirenei. Domenica, alle 17.30, è in programma una fiaccolata in ricordo della 29enne, con ritrovo in via Iglesias angolo via Liscate. I residenti e i commercianti, attraverso un volantino rosso, hanno invitato la comunità a «non restare indifferenti, non restiamo in silenzio», esortando a «tessere reti di solidarietà, rispetto, inclusione e sicurezza a partire dal basso» per superare violenza e patriarcato.