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Esplosione a Verona, morti tre carabinieri: si indaga per strage. Lo strazio del pm

Pubblicato: 16/10/2025 07:30

VERONA – È una vera e propria strage quella su cui sta indagando la Procura di Verona, che ha formulato l’accusa più grave nei confronti dei tre fratelli Ramponi: Franco, Dino e Maria Grazia. Sono ritenuti responsabili dell’esplosione avvenuta a Castel d’Azzano, in cui hanno perso la vita tre carabinieri dei Reparti Speciali: il brigadiere Valerio Daprà (56 anni), il carabiniere scelto Davide Bernardello (36 anni) e il luogotenente Marco Piffari (56 anni). Altre 27 persone tra militari, agenti di polizia e vigili del fuoco sono rimaste ferite.

Secondo gli inquirenti, l’attentato sarebbe stato preparato da tempo. I fratelli Ramponi avrebbero fabbricato bottiglie molotov e aperto diverse bombole di gas saturando l’edificio, per poi farlo esplodere al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine. Un piano studiato nei dettagli e messo in atto con lucida determinazione.

La casa, trasformata in un fortino inespugnabile, aveva imposte sprangate, inferriate alle finestre e un sistema di difesa rudimentale ma letale. Il blitz, scattato prima dell’alba, era stato programmato per effettuare una perquisizione alla ricerca di ordigni artigianali e materiali esplosivi, dopo numerosi tentativi di sgombero e minacce da parte dei Ramponi.

Sul posto erano presenti circa trenta investigatori. Mentre i carabinieri circondavano l’abitazione, gli agenti dell’Uopi – l’unità antiterrorismo – sono saliti sul tetto, dove hanno trovato due molotov pronte all’uso. Pochi istanti dopo, una potente esplosione ha devastato la zona, lasciando solo macerie e distruzione. Sono bastati due o tre minuti dall’inizio dell’operazione perché tutto precipitasse.

Dalle prime ricostruzioni, sarebbe stata Maria Grazia Ramponi a innescare l’esplosione, mentre i fratelli si trovavano in un locale accanto alla casa principale. Quando gli uomini dei Reparti Speciali hanno varcato la soglia, è scattata la trappola mortale. Il crollo ha coinvolto il primo piano, seppellendo i militari sotto tonnellate di detriti. Disperato il pm che ha dato l’ok all’operazione di sfratto: “Ho deciso io di andare avanti, mi sento colpevole di quello che è successo. Un pensiero che mi tormenta”.

Testimoni raccontano di un forte sibilo, tipico dello svuotamento di bombole di gas, seguito da un odore acre e persistente. I frammenti della casa sono volati ovunque come proiettili. Gli inquirenti sospettano che Maria Grazia fosse il vero capofamiglia, determinata a immolarsi, convinta di compiere un gesto estremo, forse “ideologico”.

Incredibilmente, la donna è sopravvissuta all’esplosione. È stata trovata sul primo piano semidistrutto, in stato confusionale, pronunciando frasi sconnesse. I carabinieri feriti, nonostante le condizioni critiche, sono riusciti a salvarla e consegnarla al personale medico. Ora è piantonata in ospedale.

All’interno dell’abitazione, i vigili del fuoco hanno rinvenuto cinque bombole vuote e frammenti di molte altre andate in pezzi. Sul luogo dell’attentato sono stati mobilitati tutti i carabinieri delle stazioni vicine, incluso il personale di Villafranca e Verona, formando una vera e propria forza d’intervento speciale composta da circa 100 uomini.

Dino Ramponi è stato arrestato quasi subito. Franco, invece, ha tentato la fuga ma è stato bloccato in un prato poco distante, grazie a un’azione a tenaglia delle forze dell’ordine. Entrambi sono ora in carcere, in attesa dell’interrogatorio di garanzia, mentre la sorella è sotto stretta sorveglianza.

Intanto, la Procura ha autorizzato i funerali di Stato per i tre carabinieri caduti. La cerimonia si terrà venerdì 17 ottobre alle ore 16:00 nella Basilica di Santa Giustina a Padova, con la presenza delle più alte cariche dello Stato. La camera ardente sarà allestita giovedì presso il Comando della Legione Veneto dei Carabinieri.

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