
Gianluca Soncin, 52 anni, è entrato a casa di Pamela Genini, la compagna che si era deciso a lasciarlo. Lo ha fatto usando la copia delle chiavi che aveva fatto di nascosto qualche settimana fa. E l’ha uccisa.
Proprio in quel momento lei era al telefono con il suo precedente fidanzato, al quale aveva confidato i suoi timori, le aggressioni e le minacce di morte. E ha interrotto bruscamente la chiamata «Ho paura, ha fatto il doppione delle mie chiavi. È entrato. Chiama la polizia». Questo l’ultimo disperato messaggio inviato all’ex compagno, che a quel punto ha allertato la polizia.

La telefonata interrotta
Poco prima dell’arrivo nell’appartamento di via Iglesias 33 di Gianluca Soncin, Pamela e l’ex erano al telefono. Lei gli stava confidando di non essersi pentita di aver lasciato Soncin ma di avere paura. La telefonata era stata però interrotta all’improvviso. Poi, alcuni minuti dopo, l’invio da parte della 29enne di quel messaggio, in risposta ai tanti tentativi dell’ex fidanzato di rimettersi in contatto con lei per capire cosa stesse accadendo. È stato proprio l’ex fidanzato a dare l’allarme chiamando le forze dell’ordine, dopo aver raccolto la prima richiesta di aiuto della 29enne.
L’interrogatorio
Al magistrato, Soncin ha detto di non ricordare. L’uomo, ricoverato in ospedale perché si è ferito leggermente al collo prima di essere arrestato, è apparso freddo e distaccato e non ha risposto alle domande della pm Alessia Menegazzo, che coordina le indagini sul femminicidio, avvenuto martedì sera in via Iglesias a Milano. Medicato e poi portato al carcere di San Vittore, sarà interrogato martedì. L’uomo, 52 anni, di Biella, nel 2010, aveva avuto guai con la giustizia perché è stato coinvolto in un giro di società «cartiere» per evadere l’Iva su una serie di auto di lusso importate dalla Germania.

L’arma del delitto
A lui gli inquirenti contestano la premeditazione. Sarebbe arrivato con la sua auto nella via alla periferia nord di Milano già con l’intenzione di uccidere Pamela. Come lascia intuire il fatto che si fosse portato dietro un grosso coltello da caccia, l’arma usata contro la vittima 29enne. E ha usato una copia delle chiavi che aveva fatto di nascosto qualche settimana fa.
I testimoni sentiti nelle ultime ore dagli agenti delle Volanti della questura, che indagano sul caso, raccontano di episodi di violenza anche in passato (e per questo a Soncin sarà contestato anche il reato di stalking). In procura non risultano denunce da parte della donna, ma nell’anno e poco più della loro relazione, gli episodi di maltrattamenti e atti persecutori si sarebbero verificati più volte.
«Se mi lasci ti ammazzo»
I primi già all’inizio della loro storia, quando lei si era trasferita a casa di lui, a Cervia. Il 52enne le avrebbe impedito fin da subito di frequentare le sue amiche, cercando anche di isolarla controllandola dal punto di vista economico. Lo scorso marzo si erano poi trasferiti nell’appartamento di via Iglesias. È una breve parentesi. Perché lei l’avrebbe poco dopo lasciato.
Soncin (che non risultava abitare più a Gorla) a quel punto sarebbe diventato sempre più pressante e violento. «Se mi lasci ti ammazzo», le avrebbe detto in più circostanze, tanto da spingere Pamela a pensare di tornare a casa dei genitori, nella Bergamasca, progetto che poi non si è realizzato per via delle minacce che il 52enne avrebbe rivolto anche ai genitori di lei.