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Attentato a Sigfrido Ranucci: Roberto Saviano rompe il silenzio con parole durissime

Pubblicato: 17/10/2025 20:10

Un messaggio potente e senza filtri quello di Roberto Saviano, che ha scelto i social per commentare l’attentato subito da Sigfrido Ranucci, conduttore di Report. Due ordigni sono esplosi davanti alla sua abitazione nella notte tra giovedì e venerdì, un gesto che ha scosso il mondo del giornalismo e dell’opinione pubblica.

Con tono deciso, Saviano non si limita alla solidarietà ma denuncia una deriva preoccupante: «Chi lo ha colpito, sapeva che non poteva colpire lui, voleva mandare un messaggio». Parole che suonano come un grido d’allarme per chi difende ancora la libertà di parola e di indagine.

Saviano denuncia: “Un messaggio contro la libertà d’espressione”

Secondo lo scrittore, da anni sotto scorta per le sue denunce contro la camorra, non si tratta solo di un atto violento ma di un segnale chiaro e inquietante. «Questa bomba non è solo un atto intimidatorio: è un messaggio destinato a chiunque pensi che l’inchiesta, l’analisi, la critica siano ancora spazi di libertà».

Roberto Saviano commenta l'attentato a Sigfrido Ranucci

Le sue parole risuonano come un avvertimento non solo al mondo del giornalismo, ma a chiunque creda nel valore della democrazia e del confronto libero. «L’attentato a Sigfrido Ranucci. E cosa vi aspettavate?», dice con amarezza Saviano, sottolineando come questo episodio sia il risultato di una lunga strategia di isolamento e delegittimazione dei giornalisti d’inchiesta.

Una denuncia contro l’odio mediatico e politico

«Sono anni e anni e anni che chiunque prenda posizione attraverso un’inchiesta, un’analisi, riceve un massacro mediatico personale, dossier, isolamento, diffamazione, compromissione del proprio lavoro», accusa lo scrittore. E aggiunge: «È una strategia che riguarda chiaramente questo governo di estrema destra ma anche una cultura social considerata normale».

Sigfrido Ranucci, attentato e reazioni del mondo giornalistico

Per Saviano, il problema è ormai sistemico: quando il dibattito si sposta dalle idee alle persone, la critica costruttiva lascia spazio alla delegittimazione. «Quando non si discute più delle idee, ma sulle persone», spiega, «la critica è necessaria e fondamentale». Ma quando si punta «alla delegittimazione e all’aggressione», si «distrugge la libertà d’espressione».

Ranucci simbolo di una libertà minacciata

Lo scrittore collega il caso Ranucci a una lunga serie di attacchi mediatici: «Quello che è accaduto a Sigfrido Ranucci è partorito, diciamo, con una lunga gestazione di delegittimazione e isolamento». Aggiunge poi un pensiero personale di grande realismo e amarezza: «I responsabili semmai pagheranno tra 10 anni se va bene».

Il riferimento è alla sua esperienza diretta: «Ho dovuto aspettare 17 anni per ottenere una sentenza contro il boss che mi ha portato via 20 anni di esistenza e pure di più». Si tratta di Francesco Bidognetti, capo dei casalesi, condannato in secondo grado per le minacce rivolte a Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione.

Roberto Saviano in un video messaggio sui social
Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, in una recente immagine

“La democrazia è morta”: il grido d’allarme di Saviano

Il messaggio finale dello scrittore è amaro ma lucido: «La democrazia in tutto questo è morta. E ne è prova la bomba che ha colpito un uomo scortato, perché Sigfrido Ranucci è un uomo scortato. Quindi chi lo ha colpito sapeva che non poteva colpire lui, voleva mandare un messaggio a lui e a tutti».

Un pensiero che Saviano ribadisce anche nel post allegato al video, con una frase che sintetizza la gravità della situazione: «Chi colpisce un giornalista sotto scorta non sta cercando di fermare una persona. Sta lanciando un avvertimento a tutti». Parole che restano impresse e invitano a riflettere sullo stato della libertà d’informazione oggi in Italia.

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