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“Cosa c’è davvero dietro”. Milena Gabanelli rompe il silenzio sulla bomba a Ranucci

Pubblicato: 17/10/2025 16:23
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L’Italia è ancora sotto choc dopo l’attentato che ha colpito Sigfrido Ranucci, volto storico di Report. L’esplosione che ha distrutto l’auto del giornalista e quella della figlia ha scosso il Paese e suscitato una valanga di reazioni istituzionali e di solidarietà. La premier Giorgia Meloni ha dichiarato in una nota di Palazzo Chigi: “La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere”.

Dal Quirinale è arrivato anche il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha espresso la propria vicinanza a Ranucci e una “severa condanna” per il gesto intimidatorio. Ma a far discutere, nelle ultime ore, sono soprattutto le parole di Milena Gabanelli, fondatrice e storica conduttrice di Report, che ha voluto condividere la sua riflessione sull’accaduto.

Le parole di Milena Gabanelli: “Hanno sbagliato bersaglio”

“Per me vuol dire una cosa sola – dice Milena Gabanelli sull’attentato al collega – ‘Cari e caro Sigfrido, alla testa di Report non dovete più occuparvi dei fatti nostri’”. Poi aggiunge: “La conosco bene, conosco Sigfrido e conosco i ragazzi uno per uno. Hanno sbagliato bersaglio. È un atto intimidatorio, e quella squadra non si fa intimidire”.

Milena Gabanelli commenta l'attentato a Sigfrido Ranucci

Il consiglio alla redazione di Report

Alla domanda su cosa consiglierebbe al team di Report, Gabanelli risponde senza esitazioni: “Uno sceglie di fare questo mestiere sapendo cosa si porta appresso. Il mio consiglio è di essere prudenti, ovviamente, perché l’incoscienza è inutile. Ma quando si sceglie la strada del giornalismo d’inchiesta, si sa che è una strada che porta dei rischi. Fa parte del pacchetto”.

La giornalista Milena Gabanelli parla del giornalismo d'inchiesta

Il valore del giornalismo d’inchiesta

La giornalista ha poi spiegato cosa distingue Report da altri programmi di approfondimento: “Oggi chiamano inchiesta qualunque cosa, ma a ‘Report’ il concetto di giornalismo d’inchiesta è radicato e profondo”. Un lavoro che, sottolinea, non è mai stato semplice: “Il clima verso il giornalismo d’inchiesta non è mai stato tenero. Poi dipende da chi vai a toccare. Se si toccano i gruppi più violenti, è evidente che reagiscono. Evidentemente qualcuno si è infastidito molto per i temi che hanno toccato o che stanno per affrontare”.

Sigfrido Ranucci e la squadra di Report, simbolo del giornalismo d'inchiesta in Italia

La solidarietà del Tg3 e del mondo dell’informazione

Non si è fatta attendere la reazione del Tg3, che in una nota ha espresso pieno sostegno al collega: “Le giornaliste e i giornalisti del Tg3 sono vicini a Sigfrido Ranucci, vittima di un gravissimo e terribile atto di violenza. Siamo sicuri che ‘Report’ non si farà intimidire e continuerà a essere un pilastro della Rete su cui ci onoriamo di lavorare. A Sigfrido e alla famiglia vanno tutta la nostra vicinanza e il nostro affetto. Ci aspettiamo che lui e tutti i colleghi e le colleghe che come lui lavorano con libertà e autonomia per raccontare la realtà dei fatti siano difesi e tutelati, non solo fisicamente, ma anche professionalmente”.

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