
L’Italia è ancora sotto choc dopo l’attentato che ha colpito Sigfrido Ranucci, volto storico di Report. L’esplosione che ha distrutto l’auto del giornalista e quella della figlia ha scosso il Paese e suscitato una valanga di reazioni istituzionali e di solidarietà. La premier Giorgia Meloni ha dichiarato in una nota di Palazzo Chigi: “La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere”.
Dal Quirinale è arrivato anche il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha espresso la propria vicinanza a Ranucci e una “severa condanna” per il gesto intimidatorio. Ma a far discutere, nelle ultime ore, sono soprattutto le parole di Milena Gabanelli, fondatrice e storica conduttrice di Report, che ha voluto condividere la sua riflessione sull’accaduto.
Le parole di Milena Gabanelli: “Hanno sbagliato bersaglio”
“Per me vuol dire una cosa sola – dice Milena Gabanelli sull’attentato al collega – ‘Cari e caro Sigfrido, alla testa di Report non dovete più occuparvi dei fatti nostri’”. Poi aggiunge: “La conosco bene, conosco Sigfrido e conosco i ragazzi uno per uno. Hanno sbagliato bersaglio. È un atto intimidatorio, e quella squadra non si fa intimidire”.

Il consiglio alla redazione di Report
Alla domanda su cosa consiglierebbe al team di Report, Gabanelli risponde senza esitazioni: “Uno sceglie di fare questo mestiere sapendo cosa si porta appresso. Il mio consiglio è di essere prudenti, ovviamente, perché l’incoscienza è inutile. Ma quando si sceglie la strada del giornalismo d’inchiesta, si sa che è una strada che porta dei rischi. Fa parte del pacchetto”.

Milena Gabanelli: Sappiate una cosa, voi che avete messo quella bomba: nessuno potrà mai intimidire @SigfridoRanucci e la squadra di @reportrai3.
La passione è più forte della violenza. #Ranucci pic.twitter.com/0AVcQ5tL0L— MC (@Virus1979C) October 17, 2025
Il valore del giornalismo d’inchiesta
La giornalista ha poi spiegato cosa distingue Report da altri programmi di approfondimento: “Oggi chiamano inchiesta qualunque cosa, ma a ‘Report’ il concetto di giornalismo d’inchiesta è radicato e profondo”. Un lavoro che, sottolinea, non è mai stato semplice: “Il clima verso il giornalismo d’inchiesta non è mai stato tenero. Poi dipende da chi vai a toccare. Se si toccano i gruppi più violenti, è evidente che reagiscono. Evidentemente qualcuno si è infastidito molto per i temi che hanno toccato o che stanno per affrontare”.

La solidarietà del Tg3 e del mondo dell’informazione
Non si è fatta attendere la reazione del Tg3, che in una nota ha espresso pieno sostegno al collega: “Le giornaliste e i giornalisti del Tg3 sono vicini a Sigfrido Ranucci, vittima di un gravissimo e terribile atto di violenza. Siamo sicuri che ‘Report’ non si farà intimidire e continuerà a essere un pilastro della Rete su cui ci onoriamo di lavorare. A Sigfrido e alla famiglia vanno tutta la nostra vicinanza e il nostro affetto. Ci aspettiamo che lui e tutti i colleghi e le colleghe che come lui lavorano con libertà e autonomia per raccontare la realtà dei fatti siano difesi e tutelati, non solo fisicamente, ma anche professionalmente”.
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