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Guerra in Ucraina, Putin alza la voce con Trump: “Sto vincendo. I missili non cambieranno nulla”

Pubblicato: 17/10/2025 07:43

Il recente colloquio telefonico tra il presidente russo Vladimir Putin e l’ex presidente statunitense Donald Trump, durato oltre due ore, ha delineato una visione del conflitto ucraino radicalmente pro-russa e ha lanciato un avvertimento diretto riguardo al possibile invio di missili Tomahawk a Kiev. L’iniziativa, partita da Mosca e riportata dall’agenzia di stampa russa TASS secondo la prospettiva del Cremlino, si è svolta alla vigilia dell’incontro cruciale tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca. Il messaggio centrale di Putin è che la Russia sta vincendo la guerra e che la fornitura dei Tomahawk non altererebbe le sorti del conflitto, ma danneggerebbe gravemente le relazioni tra Mosca e Washington.

L’iniziativa strategica russa e l’avvertimento sui Tomahawk

Secondo la ricostruzione fornita da Yuri Ushakov, consigliere di Putin, il leader del Cremlino ha dipinto un quadro nettamente favorevole alla Federazione Russa. Putin ha assicurato a Trump che le truppe russe “detengono completamente l’iniziativa strategica lungo tutta la linea di contatto nell’operazione militare speciale”. Questa affermazione mira a rafforzare la narrativa russa di una vittoria imminente o in corso, minimizzando l’impatto di qualsiasi ulteriore supporto militare occidentale all’Ucraina.

La questione dei missili Tomahawk è stata un punto focale della conversazione, con Putin che ha espresso la sua ferma convinzione che tali armi non avranno un impatto decisivo sul campo di battaglia. “I Tomahawk non cambiano la guerra, vince la Russia”, sarebbe stato il succo del messaggio di Putin. Tuttavia, l’avvertimento implicito è chiaro: l’eventuale fornitura di questi missili, con una gittata di oltre 1500 chilometri e la capacità di colpire in profondità il territorio russo, rappresenterebbe una linea rossa e un fattore di ulteriore deterioramento nelle già tese relazioni bilaterali tra Russia e Stati Uniti, complicando anche gli sforzi per una risoluzione del conflitto in Ucraina.

La potenziale minaccia dei missili e il ruolo di contractor

Nonostante la retorica sminuente di Putin, l’attenzione del dibattito internazionale e il nervosismo percepito a Mosca suggeriscono che i Tomahawk sarebbero un game changer, almeno parziale. Questi missili da crociera, noti per la loro precisione e la lunga gittata, darebbero a Kiev la possibilità di colpire obiettivi militari cruciali ben oltre il fronte, all’interno del territorio russo, modificando l’equilibrio del rischio e della sicurezza.

La fornitura di armi così sofisticate, tuttavia, solleva questioni complesse relative all’addestramento e all’impiego. I media statunitensi hanno ipotizzato che l’uso dei Tomahawk non richiederebbe il coinvolgimento diretto di soldati americani sul campo. Al contrario, l’assistenza tecnica e l’addestramento alle truppe ucraine verrebbero forniti da contractor, figure private che opererebbero al di fuori del quadro formale delle forze armate statunitensi. Questa soluzione mirerebbe a fornire le competenze specifiche necessarie per l’impiego di tali armamenti, mantenendo al contempo un certo livello di distanza formale tra gli Stati Uniti e le operazioni offensive dirette in profondità in Russia.

La reazione di Zelensky: Tomahawk come leva negoziale

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha offerto una prospettiva diametralmente opposta sull’impatto dei missili, trasformando la minaccia della loro fornitura in una vera e propria leva negoziale. Le sue dichiarazioni su X (ex Twitter) evidenziano come la semplice menzione dei Tomahawk abbia spinto Mosca a mostrare un interesse rinnovato per la ripresa di un dialogo che era rimasto arenato per mesi. “Possiamo già vedere che Mosca si affretta a riprendere il dialogo non appena sente parlare dei Tomahawk”, ha osservato Zelensky.

In vista dell’incontro con Trump, Zelensky ha espresso la speranza che l’approccio di forza e giustizia che ha avuto successo nel contenere il terrorismo e la guerra in Medio Oriente possa essere replicato per porre fine all’aggressione russa. Il paragone è audace e diretto: “Putin non è certo più coraggioso di Hamas o di qualsiasi altro terrorista. Il linguaggio della forza e della giustizia funzionerà inevitabilmente anche contro la Russia”. Questa affermazione sottolinea la convinzione di Kiev che solo una posizione di forza militare, potenzialmente rafforzata da armi come i Tomahawk, possa costringere Mosca a riconsiderare i propri obiettivi e a impegnarsi in negoziati significativi.

Prospettive future: il meeting Trump-Zelensky

Il colloquio Putin-Trump, oltre a fungere da piattaforma per l’avvertimento russo, getta le basi per un possibile incontro futuro tra i due leader. Tuttavia, l’attenzione immediata è ora rivolta al vertice di venerdì 17 ottobre tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca. Il tema dei Tomahawk sarà innegabilmente centrale in questa discussione.

Le posizioni sono chiare: la Russia minimizza l’impatto, ma teme l’escalation e il danno alle relazioni; l’Ucraina ne vede un potenziale decisivo per cambiare le dinamiche del conflitto e sbloccare i negoziati. La decisione finale dell’amministrazione statunitense sulla fornitura dei missili Tomahawk, che sarà influenzata anche dai colloqui con Trump e Zelensky, avrà implicazioni profonde non solo per l’esito della guerra in Ucraina, ma anche per la futura architettura delle relazioni tra le principali potenze mondiali.

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