
Quando si viaggia di notte, il silenzio in cabina è quasi irreale. I comandi rispondono in modo fluido, i motori spingono con regolarità, e gli strumenti di bordo illuminano appena i volti concentrati dei piloti. Il mondo esterno è invisibile, inghiottito dal buio, mentre la rotta si affida completamente ai sistemi di navigazione e alla precisione umana. Tutto, in quelle fasi iniziali di volo, deve seguire una coreografia esatta. Ogni istante conta.
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Eppure, talvolta, qualcosa sfugge a quella perfezione. Anche in condizioni ideali, anche con equipaggi esperti, anche quando tutto sembra sotto controllo. È in quei momenti che l’aviazione rivela quanto possa essere fragile l’equilibrio tra routine e rischio, tra normale operatività e potenziale tragedia. In pochi secondi, ciò che dovrebbe essere una semplice partenza può trasformarsi in un inconveniente grave.
Jet perde quota pochi secondi dopo il decollo
È ciò che è accaduto nella notte del 20 settembre, quando un Airbus A320 della compagnia Air Arabia, partito dall’aeroporto di Catania e diretto ad Amman, ha vissuto un momento di pericolo subito dopo il decollo. Appena diciannove secondi dopo l’inizio della corsa nei cieli, il jet ha iniziato a perdere rapidamente quota, arrivando a soli 60 metri dal livello del mare, mentre viaggiava a una velocità superiore ai 480 chilometri orari.
A bordo non c’erano passeggeri, ma soltanto due piloti e quattro assistenti di volo. Nonostante l’assenza di turbolenze o condizioni meteorologiche avverse, il velivolo ha mostrato un comportamento anomalo. L’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) ha immediatamente classificato l’episodio come un inconveniente grave, avviando un’indagine per chiarire la dinamica.

Scatta l’allarme GPWS: rischio impatto con il mare
A confermare la criticità dell’evento è l’attivazione del sistema GPWS (Ground Proximity Warning System), che ha emesso il messaggio di emergenza «pull up» nel momento in cui il jet si stava pericolosamente avvicinando alla superficie del mare. Un’allerta che segnala il rischio di collisione con il terreno, in questo caso con l’acqua, e che impone ai piloti una manovra di risalita immediata.
Secondo i dati radar analizzati, l’aereo ha toccato una quota minima di 60,9 metri appena undici secondi dopo il decollo. L’anomalia si è comunque risolta rapidamente: l’Airbus A320 ha ripreso quota senza ulteriori problemi e ha proseguito il volo, atterrando ad Amman alle 2:52 del 21 settembre (ora italiana).

Aperta un’indagine: focus sui dati e sulle testimonianze
L’Ansv, dopo una prima verifica delle informazioni ricevute, ha avviato un’indagine approfondita. Al centro delle verifiche ci saranno i dati registrati dal flight data recorder e le comunicazioni contenute nel cockpit voice recorder. I piloti saranno ascoltati per fornire la loro versione dei fatti e chiarire le eventuali decisioni operative prese in quei secondi critici.
Tra le possibili cause si ipotizzano un errore nei calcoli del peso al decollo, una manovra errata, oppure, in via del tutto teorica, un comportamento non conforme alle procedure, considerando che non c’erano passeggeri a bordo. Alcuni esperti interpellati dalla stampa specializzata faticano a spiegare la discesa repentina, escludendo ipotesi come un bird strike, che avrebbe richiesto un rientro immediato in aeroporto.
Nessuna risposta ufficiale da Air Arabia
Alla luce della gravità dell’evento, la compagnia Air Arabia è stata contattata dai media per un commento ufficiale, ma al momento non ha fornito alcuna risposta. L’assenza di comunicazioni da parte dell’operatore lascia aperti molti interrogativi su quanto accaduto in quei primi, critici secondi dopo il decollo.