
Una mossa inaspettata, di quelle che rompono la consuetudine e catalizzano l’attenzione. Giorgia Meloni, tra lo stupore generale, entra nella sala stampa di Palazzo Chigi per presentare in prima persona la penultima manovra economica del suo governo. È un evento raro: la premier non si mostrava in quella sala da mesi e, nelle precedenti leggi di bilancio, aveva sempre preferito delegare la comunicazione ai ministri. Stavolta però c’è in gioco una misura “super pop”, come la definiscono fonti di Palazzo Chigi: il contributo delle banche per ridurre le tasse e finanziare la sanità, un provvedimento da difendere sia dagli alleati della maggioranza sia dalle categorie economiche che storcono il naso.
La premier difende la misura: “Non è Robin Hood, ma serve giustizia sociale”
La conferenza si apre con toni pragmatici. Accanto alla premier siedono i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Quest’ultimo, con ironia, smorza i toni: «Magari non sarà una manovra alla Robin Hood, anche perché lui era di Nottingham». Meloni, dopo aver risposto a un paio di domande, lascia però rapidamente la sala: è attesa a Padova, ai funerali di Stato dei tre carabinieri morti nel Veronese. Tocca così a Giorgetti rispondere ai cronisti e difendere la linea del governo. Il clima nella maggioranza, almeno pubblicamente, è sereno. «Soddisfazione» e «condivisione» sono le parole più ripetute da tutti i vertici del centrodestra. Tajani rivendica di aver evitato misure «da Unione Sovietica» contro le banche: «Non ci sono tasse sugli extraprofitti», precisa. Salvini invece piazza la sua bandierina annunciando «la quinta rottamazione delle cartelle», sorridendo accanto alla premier.

La trattativa notturna e la vittoria della linea Meloni-Giorgetti
Dietro le quinte, tuttavia, la strada è stata tutt’altro che semplice. Fino a poche ore prima del Consiglio dei ministri, si racconta di un braccio di ferro tra i partiti della coalizione. Meloni, per accelerare, avrebbe convocato il Cdm ancor prima di concludere il confronto con gli alleati, segnale di una decisione già presa. Nella notte, Tajani ha riunito i suoi ministri per un vertice d’emergenza, ma alla fine ha prevalso la linea Meloni-Giorgetti. Il contributo delle banche resta uno dei pilastri della manovra, necessario per la copertura finanziaria e utile per dare un messaggio politico forte di redistribuzione a favore delle famiglie in difficoltà. «Una misura che serve a garantire equità in un contesto di risorse limitate», ha spiegato Giorgetti, definendola anche uno strumento utile in vista delle campagne elettorali future.
Obiettivo 2027 e la strategia per il Veneto
Nei corridoi di Palazzo Chigi, il messaggio è chiaro: l’orizzonte politico è già il 2027, con Meloni che punta a diventare il premier più longevo della Repubblica. Secondo indiscrezioni, la decisione di lasciare alla Lega la candidatura per il Veneto sarebbe legata proprio alla volontà di evitare tensioni interne con Salvini. «Per vincere di nuovo servono alleati forti, capaci di intercettare consensi che non si travasano automaticamente su Fratelli d’Italia», avrebbe confidato ai suoi. Intanto la premier si prepara a capitalizzare il consenso sulla manovra, presentandosi come leader di un centrodestra compatto e determinato a restare al governo ancora a lungo.