
Oltre 30 coltellate, di cui almeno tre al torace ritenute letali. È così che Pamela Genini, 29 anni, è stata uccisa dal compagno Gianluca Soncin, 52 anni, nel suo appartamento di via Iglesias a Milano la sera del 14 ottobre. I primi risultati dell’autopsia, eseguita oggi 17 ottobre, hanno rivelato un quadro ancora più brutale di quanto ipotizzato inizialmente: non 24, ma oltre trenta fendenti inferti con ferocia. L’esame proseguirà nei prossimi giorni per accertare se altre ferite al collo possano essere considerate mortali.
L’autopsia: ferocia e consapevolezza
Secondo il medico legale, la giovane avrebbe lottato per sopravvivere, ma le ferite al torace e al collo non le hanno lasciato scampo. Dalle valutazioni dei periti emerge anche un aspetto drammatico: Pamela avrebbe avuto consapevolezza dell’imminente morte.
Per il gip Tommaso Perna, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, alla 29enne è stata inflitta una “sofferenza non trascurabile”, e “per un tempo non quantificabile” la ragazza avrebbe compreso che stava morendo.
Soncin resta in carcere
Il giudice ha confermato la detenzione in carcere per Gianluca Soncin, ritenuto «estremamente pericoloso». Nelle motivazioni del provvedimento, Perna scrive che l’uomo avrebbe minacciato di morte anche la madre della vittima, e che non si può escludere che “porti a compimento tale gesto, preannunciato più volte”.
Il gip sottolinea inoltre “il pericolo concreto che l’indagato, nella sua follia omicidiaria, possa prendere di mira l’ex fidanzato di Pamela”, l’uomo che era al telefono con lei nei drammatici minuti dell’aggressione e che ha contribuito “in misura significativa alla ricostruzione del contesto di riferimento”.
Un delitto annunciato
Dalle indagini emergono mesi di gelosia, ossessione e controllo. Pamela aveva confidato agli amici e all’ex compagno l’intenzione di lasciare Soncin e cambiare vita. Pochi minuti prima di essere uccisa, aveva scritto un messaggio disperato: «Ha fatto il doppione delle chiavi mie e ora è in casa. Non so che fare, chiama la polizia per favore».
Quando gli agenti sono arrivati, la giovane era già agonizzante, colpita ripetutamente da un uomo che – come evidenziato dal gip – “ha agito con ferocia cieca e premeditazione”.
Un delitto che ha scosso Milano e riacceso il dibattito sulla protezione delle donne vittime di violenza, in una settimana segnata da altri femminicidi in Italia.