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“Si erano appostati proprio lì!”. Attentato a Ranucci, tutti i punti oscuri

Pubblicato: 17/10/2025 13:46
attentato Ranucci punti oscuri

Un ordigno artigianale contenente oltre un chilo di polvere pirica è esploso nella notte nei pressi dell’abitazione del giornalista Sigfrido Ranucci, provocando la distruzione della sua Opel Adam e della Ford Ka della figlia Michela. L’accaduto, avvenuto pochi giorni prima della ripresa della trasmissione Report — che Ranucci condurrà nuovamente il 26 ottobre su Rai3 — ha fatto scattare un’indagine coordinata dall’Antimafia, che tratta il fatto come danneggiamento aggravato con metodo mafioso e procede anche alla verifica della matrice dell’attentato.
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L’ordigno, collocato tra il cancello e l’auto del conduttore, sembra essere stato lasciato in posizione con la miccia già accesa: dai primi rilievi degli artificieri emerge che potrebbe non aver avuto un timer e che chi l’ha piazzato sarebbe poi fuggito a piedi. La vicenda ha assunto contorni ancor più gravi perché Ranucci — sotto scorta dal 2014 per precedenti minacce mafiose — aveva segnalato giorni fa altre intimidazioni, tra cui il ritrovamento di due proiettili P38 vicino alla sua abitazione e appostamenti che la scorta aveva identificato.

Indagini tecniche e scenari investigativi

Gli investigatori stanno analizzando i reperti raccolti dagli artificieri per stabilire composizione e modalità di attivazione dell’ordigno. Le telecamere della zona, la più vicina a circa cinquanta metri su un semaforo pedonale, saranno fondamentali per ricostruire gli spostamenti del presunto esecutore e verificare eventuali appostamenti preliminari. Dalle ricostruzioni emerge l’ipotesi che il responsabile o i responsabili avessero osservato le abitudini della famiglia per scegliere il momento in cui la scorta si allontanava; secondo alcune informazioni, infatti, la protezione non prevede la presenza continuativa all’interno dell’abitazione né una vigilanza esterna permanente.

La dinamica è tanto più inquietante perché Ranucci e la figlia erano rientrati in casa poco prima dell’esplosione: il conduttore era arrivato circa mezz’ora prima, mentre la figlia aveva parcheggiato venti minuti prima dell’esplosione. Se il congegno fosse scoppiato anche pochi minuti prima, le conseguenze avrebbero potuto essere drammatiche per gli occupanti. Nella mattinata successiva, alcuni membri della famiglia hanno lasciato la villetta accompagnati dai carabinieri; nessuno ha rilasciato dichiarazioni.

Le prime versioni raccolte dal giornalista parlano di un ordigno apparentemente rudimentale. Ranucci, rivolgendosi alle forze dell’ordine, ha sottolineato la difficoltà di individuare la matrice dell’attacco in un contesto dove le minacce si susseguono e assumono diverse forme. Ha confermato di avere sporto denuncia presso la caserma dei Carabinieri di via Trionfale e si è rivolto alle autorità con l’auspicio che gli accertamenti possano chiarire rapidamente responsabilità e movente.

attentato a sigfrido ranucci

Reazioni e profilo della minaccia

L’episodio riporta all’attenzione pubblica il tema della sicurezza dei giornalisti che indagano su ambienti criminali e mafiosi: Ranucci, già destinatario di minacce di morte in passato, aveva riferito di una crescente atmosfera di delegittimazione e isolamento. Le indagini dovranno chiarire se l’attentato sia il frutto di una ritorsione diretta per l’attività professionale del conduttore o se rientri in dinamiche diverse ma altrettanto pericolose per la sicurezza pubblica.

Al momento gli artificieri proseguono gli esami tecnici, gli investigatori raccolgono immagini e testimonianze e l’Antimafia coordina la verifica di ogni pista. L’obiettivo primario delle autorità è identificare gli autori e comprenderne i legami, se esistenti, con ambienti criminali attivi nella provincia capitolina. La vicenda resta aperta e sotto stretta sorveglianza giudiziaria, nella speranza che emergano al più presto elementi utili a fare luce sull’attentato e a impedire il ripetersi di gesti tanto gravi.

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