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Sigfrido Ranucci, la commozione e la fermezza dopo la bomba: “Non molliamo di un centimetro”

Pubblicato: 17/10/2025 19:01
attentato a sigfrido ranucci

Il volto di Report è apparso provato, ma determinato. Con voce ferma, Sigfrido Ranucci ha raccontato in diretta il giorno più difficile della sua carriera: “È stato un bellissimo momento di vicinanza, l’affetto della gente e dei colleghi della Rai mi ha commosso. Ma il nostro impegno, come sempre, sarà quello di non mollare di un centimetro. Se questo era il tentativo, verrà rispedito al mittente”.

Poche ore prima, il giornalista aveva visto distrutte le auto sue e della figlia da un ordigno rudimentale piazzato davanti alla sua abitazione di Pomezia. L’esplosione, avvenuta in serata, ha fatto tremare la casa e richiamato sul posto carabinieri e artificieri. “Il primo pensiero è stato per la mia redazione — ha spiegato — perché non è chiara la motivazione dell’attentato. Tutti trattano temi molto delicati, e poteva capitare a chiunque di loro. Ho chiesto di non diffondere subito la notizia, volevamo capire cosa stesse accadendo”.

Il racconto in diretta

Ranucci ha parlato a lungo durante la puntata de La Vita in diretta, dove è stato accolto da Alberto Matano, visibilmente commosso, tra l’affetto dei colleghi e l’emozione palpabile in studio. Ha ripercorso quei momenti, precisando che “i magistrati hanno secretato gli atti, ma abbiamo ricostruito scenari e ipotesi collegati a inchieste passate e future”. L’inchiesta, al momento, è aperta per danneggiamento, anche se non si esclude che la qualificazione possa cambiare. “È possibile che diventi strage, anche senza morti — ha aggiunto —, ma aspettiamo l’evoluzione delle indagini”.

Il conduttore ha raccontato di aver vissuto negli ultimi due anni “varie segnalazioni e minacce”, ricordando anche “i proiettili di una P38 trovati davanti casa, quasi con le stesse modalità”. E ha aggiunto un dettaglio inquietante: “L’ordigno era sotto la mia auto, nel punto esatto dove passo di solito. Chi l’ha piazzato conosce i miei movimenti. Era un chilo di esplosivo, roba da mani esperte. È stato acceso lì per lì: sapevano che in quel momento non c’era nessuno fuori. Il messaggio era chiaro: ti controlliamo, possiamo colpire te e la tua famiglia quando vogliamo”.

“Un salto di qualità nelle minacce”

Con lucidità, Ranucci ha definito l’attentato “un salto di qualità”. “La paura — ha spiegato — è uno stato dell’animo che deve accompagnare chi fa questo mestiere, perché ti salva la vita e salva quella delle persone accanto a te”. Secondo il giornalista, le minacce ricevute nel tempo e l’attacco di ieri potrebbero avere lo stesso mandante: “Entrambi sono arrivati il primo giorno in cui tornavo a casa dopo periodi di assenza. Questo vuol dire che c’è chi monitora i miei spostamenti”.

A quel punto Matano ha osservato che quanto accaduto “ci riporta agli anni bui della nostra storia, agli attentati mafiosi e terroristici, qualcosa che le nuove generazioni conoscono solo sui libri”, ricordando che “un episodio così grave ricorda quello contro Maurizio Costanzo”. Ranucci ha annuito: “Sì, esatto”. Il riferimento era all’attentato del 1993 contro il giornalista e conduttore televisivo, da sempre simbolo della libertà di parola e di stampa in Italia.

“Mi ha colpito — ha proseguito Ranucci — la presenza dei vertici aziendali, dell’amministratore delegato, del direttore generale, dei consiglieri. Ma soprattutto l’abbraccio dei colleghi, anche da Saxa Rubra e da altre testate. È un segnale importante: chi attacca uno di noi, attacca tutti”.

“La squadra non si ferma”

Nonostante lo shock, Ranucci ha confermato che Report tornerà regolarmente in onda. “Non è per fare melina — ha sorriso — ma devo ancora decidere la scaletta. Lo faremo all’ultimo”. Prima di concludere, ha voluto rivolgere un pensiero ai tre carabinieri morti a Castel d’Azzano: “Persone che hanno perso la vita per far funzionare lo Stato. Non dobbiamo mai dimenticarlo”.

Matano ha chiuso la trasmissione con parole semplici ma forti: “Siamo al tuo fianco, Sigfrido, oggi e sempre”. Una frase che, dopo una giornata come quella di ieri, suona come la promessa di un mestiere che non arretra davanti alla paura.

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