
Un’esplosione nella notte tra il 16 e il 17 dicembre ha scosso la tranquillità di un quartiere romano. Davanti all’abitazione del giornalista Sigfrido Ranucci, un ordigno esplosivo è stato fatto detonare, distruggendo completamente l’auto del conduttore di Report e quella della figlia. Un gesto che ha subito fatto pensare a un atto intimidatorio mirato contro chi, come lui, dedica la vita al giornalismo d’inchiesta.
La notizia ha immediatamente suscitato un’ondata di solidarietà. Colleghi, istituzioni e cittadini hanno espresso vicinanza al giornalista, simbolo di un’informazione libera e coraggiosa. Le autorità hanno avviato le indagini per risalire ai responsabili di un atto che ha lasciato l’opinione pubblica senza parole.
Il commento di Roberta Bruzzone sul caso

Tra le prime voci a intervenire c’è quella della criminologa Roberta Bruzzone, che ha analizzato pubblicamente l’accaduto sottolineando la gravità del gesto. Secondo l’esperta, si tratta di un messaggio chiaro: “È stato pianificato per mandare un messaggio preciso: non sei al sicuro nemmeno a casa tua”.
Bruzzone ha insistito sulla necessità di una risposta istituzionale rapida e incisiva, per proteggere chi lavora nell’informazione e non può vivere sotto minaccia. Le sue parole hanno acceso il dibattito nazionale, portando il tema della sicurezza dei giornalisti al centro della discussione pubblica.
Le parole di Bruzzone in tv
Durante una puntata di Ore 14 su Rai 2, Bruzzone ha approfondito ulteriormente il proprio pensiero: “Ha colpito davanti a casa, un messaggio devastante. Gli ha detto ‘posso fare quello che voglio, quando voglio, tu non hai nessuna chance di sopravvivere se decido di andare fino in fondo’, che porta con sé una dimensione criminale e una determinazione davvero preoccupante”.
L’esperta ha poi aggiunto: “Immagino anch’io che probabilmente più che due o tre idee… un’idea chiara, una sola, ce l’abbia in testa. Non è molta la gente in grado di alzare il tiro a questo livello”. Un’analisi lucida e inquietante, che conferma la natura mirata e professionale dell’attacco.

Le indagini e le prime ipotesi
Le forze dell’ordine stanno lavorando senza sosta per fare luce sull’attentato. Gli investigatori stanno esaminando i resti dell’esplosivo e le registrazioni delle telecamere di sorveglianza della zona. L’ipotesi principale resta quella di un gesto legato all’attività giornalistica di Ranucci, ma nessuna pista viene esclusa.
Dalle prime analisi emerge la mano di qualcuno con competenze specifiche e una pianificazione accurata. Gli inquirenti parlano di un esecutore determinato, capace di agire con freddezza e precisione, aumentando la preoccupazione per la matrice del gesto.

Milena Gabanelli e il mondo dell’informazione si stringono a Ranucci
In un momento così delicato, anche Milena Gabanelli è intervenuta per esprimere solidarietà al collega: “È veramente terribile quello che è successo. Fare esplodere l’auto di un giornalista davanti a casa vuole dire una cosa sola: ‘Non ti devi più fare gli affari nostri’. Intimidire Sigfrido significa intimidire tutta la squadra (…) Non ce la farete a intimidirli”.
Le sue parole, forti e dirette, sono state condivise da molti professionisti dell’informazione, che hanno denunciato l’aumento delle minacce ai giornalisti d’inchiesta. Un coro unanime a difesa della libertà di stampa, valore che non può essere messo in discussione.

La risposta di Ranucci e il lavoro degli investigatori
La Polizia Scientifica e la Digos continuano a lavorare sul campo, ricostruendo ogni dettaglio dell’attentato. Le analisi tecniche sull’ordigno e sulle tracce raccolte potrebbero essere decisive per identificare i responsabili.
Nel frattempo, Sigfrido Ranucci ha voluto ringraziare per la solidarietà ricevuta e ha ribadito con fermezza la sua determinazione: “Non arretreremo di un passo – ha dichiarato – perché la libertà d’informazione non può essere messa a tacere da una bomba”. Un messaggio potente, che trasforma la paura in resistenza e riafferma il diritto di raccontare la verità, sempre.