
L’attentato intimidatorio che ha colpito il giornalista Sigfrido Ranucci giovedì sera ha semidistrutto due delle sue automobili parcheggiate davanti alla villetta di Pomezia, provincia di Roma. L’esplosione, causata da una bomba carta potenziata, ha rappresentato un vero e proprio salto di qualità rispetto a precedenti episodi minori nella zona, come l’esplosione di petardi segnalata nelle settimane passate. Le indagini puntano a chiarire l’identità degli autori e le possibili motivazioni legate alle inchieste giornalistiche condotte dal conduttore di Report.
I magistrati dell’Antimafia di Roma e il Nucleo investigativo di Frascati stanno raccogliendo tutti gli elementi utili, basandosi anche sulle indicazioni fornite da Ranucci durante le audizioni in Procura. Il giornalista ha indicato alcune tracce ritenute “importanti” che sembrano ricondurre a contesti già noti alle indagini, tra cui minacce ricevute in passato legate a inchieste trasmesse dalla trasmissione Rai Tre. Secondo gli investigatori, il raid non appare opera di professionisti, ma di persone che conoscevano gli spostamenti del giornalista e sapevano come maneggiare un ordigno rudimentale ma potenzialmente letale.
Analisi dei reperti e piste investigative

Gli specialisti del Ris stanno analizzando i resti dell’ordigno, circa un chilogrammo di polvere pirica pressata, nella speranza di individuare eventuali impronte o segni riconducibili agli autori. Un testimone ha riferito di aver visto un uomo incappucciato poco prima dell’esplosione, vestito completamente di nero, allontanarsi verso un prato, presumibilmente per raggiungere un’auto che lo attendeva. Proprio su questo punto le indagini cercano di chiarire eventuali collegamenti con una Fiat 500 rubata, rinvenuta poco distante dalla villetta.
Intanto c’è stata una prima svolta nelle indagini. Secondo gli inquirenti è sempre più certo che i sospetti potrebbero essere soggetti autoctoni, esperti del quartiere e dei movimenti del giornalista. La dinamica dell’attentato, con l’ordigno lasciato tra due vasi a circa 20 metri dall’abitazione e la miccia già accesa, avvalora l’ipotesi che il giornalista possa essere stato pedinato prima dell’azione. Le piste investigative comprendono sia motivazioni legate a servizi futuri, sia a inchieste passate sulla criminalità organizzata e sulle infiltrazioni nei cantieri e negli appalti pubblici.
Solidarietà e reazioni
L’attentato ha suscitato una forte mobilitazione di solidarietà nei confronti di Ranucci. Circa 400 persone, tra cui rappresentanti sindacali e associazioni di categoria, hanno partecipato a un sit-in davanti alla villetta. “La tensione c’è, ma anche la soddisfazione per le incredibili testimonianze di affetto e solidarietà che continuano ad arrivare”, ha commentato il giornalista. Le indagini proseguono, con la priorità di identificare l’uomo incappucciato e di analizzare ogni elemento che possa collegare l’attentato ai contesti di malavita locale e ultras.