Chiara Appendino si è dimessa da vicepresidente del Movimento 5 Stelle, ufficializzando la decisione durante il Consiglio nazionale iniziato questa mattina alle dieci. L’ex sindaca di Torino ha spiegato il suo passo indietro come un gesto di coerenza e riflessione interna: “È tempo di rimetterci tutti in discussione”, avrebbe dichiarato di fronte ai vertici del Movimento, confermando così le indiscrezioni che già circolavano nelle ultime ore.
Secondo quanto trapelato, Appendino aveva lasciato intendere la sua scelta anche nei messaggi inviati nella chat dei deputati M5S, dove aveva espresso dubbi sul percorso politico del gruppo. Già martedì scorso, durante l’assemblea congiunta dei parlamentari, aveva messo in guardia il Movimento dal “non schiacciarci sul Pd”, precisando che lei, ad esempio, non avrebbe sostenuto un’alleanza con Eugenio Giani in Toscana.
Tensioni interne e rinnovo della leadership
Le dimissioni arrivano a pochi giorni dal rinnovo della presidenza di Giuseppe Conte, che sarà rivotato dagli iscritti nel fine settimana insieme ai cinque vicepresidenti, tutti destinati a essere rinominati. Una scadenza che rende il gesto di Appendino simbolico ma non irrilevante: un segnale politico che riflette il disagio di una parte del Movimento verso la linea di avvicinamento strutturale al centrosinistra.
Per Appendino, la priorità resta “recuperare gli astenuti” e tornare a proporre “temi nostri, temi del Movimento”, evitando l’autoreferenzialità e l’idea che basti prendere le distanze dagli altri per recuperare consenso. La sua uscita segna di fatto la fine di un ciclo interno e apre la stagione del rinnovamento, proprio nel momento in cui il M5S si prepara a ridefinire ruoli, strategie e identità.
