
La questione dei missili a lungo raggio, in particolare i Tomahawk, è stata accantonata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo l’incontro con l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che si era tenuto alla Casa Bianca. Zelensky ha riferito di aver deciso di non discutere l’argomento con gli alleati europei, Italia compresa, subito dopo l’incontro.
Il motivo addotto è che nessuno, inclusa l’America, desidera un’escalation del conflitto, e pertanto i missili sono stati dichiarati “fuori questione”. Nonostante ciò, Zelensky si è definito “realista” riguardo alla possibilità di riceverli in futuro. Riconosce che la Russia teme i Tomahawk per la loro potenza, ma concorda con la posizione di Trump sulla necessità di “fermarci e parlare”, iniziando con il “fermare la guerra sulla linea del fronte” prima di affrontare qualsiasi altra discussione.
Realista su Tomahawk e Nato
Questo approccio “realista” era già stato utilizzato da Zelensky in precedenza per chiudere un’altra importante battaglia politica, quella relativa all’ammissione dell’Ucraina nella NATO. Anche in quel caso, le motivazioni erano le medesime: il rischio di un’escalation e il conseguente esito negativo. L’incontro con Trump era il quinto dopo la “catastrofe” diplomatica di febbraio, il colloquio riparatorio di aprile, l’incontro collettivo di agosto e il successo inaspettato a margine del Consiglio di sicurezza dell’ONU, dove Zelensky aveva sperato di aver recuperato un potente alleato.
Il ruolo di Putin e l’agenda riscritta
Questa volta, tuttavia, l’iniziativa è stata presa da Vladimir Putin, che ha chiamato la Casa Bianca mentre Zelensky era ancora in volo, bruciando di fatto il bilaterale e riprogrammando l’agenda e i temi da trattare. Nonostante ciò, il presidente ucraino ha tentato comunque la strada del baratto nel contesto geopolitico: Tomahawk in cambio di droni ucraini. Durante la conferenza stampa informale pre-vertice, in pieno stile Trump, i due presidenti si sono confrontati con le delegazioni e una schiera di giornalisti e telecamere.
Tentativo di baratto e cooperazione
Zelensky ha dimostrato di aver imparato le regole e, con un po’ di ossequio formale, ha cercato di mantenere calmo il presidente americano. Ha affermato che i due leader stavano “iniziando a capirsi” e che Trump era “ben consapevole della situazione al fronte”. Ha ribadito che l’Ucraina possiede “migliaia di droni ma nessun Tomahawk”, mentre gli USA dispongono di Tomahawk e altri missili. La sua proposta era basata sulla cooperazione: gli USA avrebbero potuto ricevere droni ucraini e l’Ucraina, in cambio, avrebbe potuto rafforzare la produzione americana e avrebbe utilizzato i Tomahawk esclusivamente contro obiettivi militari. Il presidente ucraino ha sottolineato la volontà di pace di Kiev, contrapposta a quella di Putin.
L’obiettivo sfumato e il ruolo di mediatore
Secondo il politologo Ruslan Bortnik, l’incontro bilaterale tra le superpotenze a Budapest ha deviato gli obiettivi tattici di Zelensky. Il presidente ucraino si era recato in America “sperando di rafforzare il supporto Usa facendo di Trump un vero alleato strategico e non un mediatore”. Tuttavia, è proprio quest’ultimo il ruolo che Trump ha scelto per sé: un “leader mediatore” incaricato di negoziare la pace. Trump si è posizionato come equidistante, non come alleato. Kiev voleva evitare concessioni e mirava alla cooperazione economica, al coinvolgimento delle imprese statunitensi nel settore energetico e nei porti ucraini, a grandi accordi sulla cooperazione industriale militare e all’aumento delle sanzioni. Tutti questi “sogni che restano nel cassetto” avevano l’obiettivo ultimo di portare Putin al tavolo delle trattative, un obiettivo che potrebbe essere stato raggiunto in ogni caso.
L’importanza delle garanzie di sicurezza
Nonostante la deviazione degli obiettivi tattici, Zelensky non ha rinunciato a sollevare il tema più cruciale durante il bilaterale: le garanzie di sicurezza che l’America non gli aveva ancora fornito. Le “forti garanzie vincolanti americane” sono considerate essenziali per ammorbidire le perplessità di Kiev verso una “pace dolorosa”. Zelensky ha concluso sottolineando che le “garanzie bilaterali da parte degli Stati Uniti sono fondamentali” per la loro potenza e che Trump ha l’opportunità di porre fine alla guerra, come accaduto con il “cessate il fuoco in Medio Oriente”. Per l’Ucraina, questa rappresenta una “grande opportunità”.