
L’usura è stata definita dal Papa come un “peccato grave”, un monito risuonato con forza e chiarezza durante l’udienza concessa alla Consulta antiusura. Le parole del Pontefice non lasciano spazio a interpretazioni attenuanti: l’atteggiamento di chi approfitta della debolezza altrui, schiacciando le persone fino a renderle schiave del debito, è moralmente abietto e profondamente lontano da Dio. La gravità di questo peccato, a volte definito “molto grave” dal Santo Padre stesso, non può e non deve essere ridotta a una semplice “questione di contabilità” o a un mero problema economico.
Il dramma personale e familiare dell’usura
L’usura ha un impatto devastante che va ben oltre il bilancio finanziario. Essa è in grado di innescare vere e proprie crisi all’interno delle famiglie, logorando non solo le risorse economiche ma anche la mente e il cuore delle vittime. La pressione psicologica esercitata dal peso del debito usurario può diventare talmente insopportabile da spingere le persone a vedere il suicidio come l’unica, tragica via d’uscita. Questa è la misura della ferocia morale e della distruttività sociale dell’usura. Il Papa ha messo in guardia contro quella forma subdola di usura che, in apparenza, si presenta come un aiuto benevolo per coloro che si trovano in difficoltà economiche. Tuttavia, questa facciata di solidarietà si sgretola rapidamente, rivelando la sua vera natura di “macigno che soffoca”, un peso insostenibile che schiaccia la vita e la dignità delle persone. L’usura, in questa prospettiva, non è solo un crimine finanziario, ma una vera e propria aggressione all’esistenza umana.
Un sistema che colpisce interi popoli
La portata distruttiva dell’usura, secondo il Pontefice, non si limita al singolo individuo o alla singola famiglia. L’usura è, infatti, un sistema che ha la capacità di colpire intere nazioni e interi popoli. Il Papa ha sottolineato come questo fenomeno si manifesti purtroppo anche a livello internazionale e geopolitico. L’esistenza di sistemi finanziari usurari a livello globale è una realtà che può letteralmente mettere in ginocchio intere popolazioni, portandole alla rovina economica e sociale. Questa dimensione globale del problema rende l’usura una questione di giustizia sociale e di equità internazionale di primaria importanza. Non si tratta più solo di un piccolo prestito a tassi esorbitanti, ma di meccanismi finanziari complessi e spietati che ipotecano il futuro di Paesi e continenti.
La responsabilità etica e la dottrina della chiesa
Nel suo discorso, il Santo Padre ha richiamato l’attenzione anche su coloro che, pur non essendo direttamente usurai nel senso stretto, “nei commerci usano pratiche usurarie e mercantili” che hanno conseguenze altrettanto drammatiche, arrivando a provocare la fame e la morte dei loro “fratelli in umanità”. A tal proposito, il Papa ha citato esplicitamente il Catechismo della Chiesa Cattolica, sottolineando la grave responsabilità di questi soggetti. Tali azioni non sono soltanto ingiuste; esse alimentano e rafforzano quelle che la dottrina sociale della Chiesa definisce come “strutture di peccato inique”. Queste strutture sono sistemi e istituzioni che, per la loro intrinseca ingiustizia, rendono il peccato non solo un atto individuale, ma una realtà sociale che opprime e distrugge. L’appello del Papa è dunque un richiamo etico e morale urgente alla conversione dei cuori e alla riforma dei sistemi economici che permettono e incentivano tali pratiche predatorie. La Chiesa si pone con forza a difesa dei più deboli, denunciando l’usura come una piaga sociale che mina le fondamenta della convivenza civile e della dignità umana.